Un elicottero ha raggiunto la zona e fatto scendere tre tecnici che hanno recuperato il corpo trasportandolo con un verricello di 20 metri sino al rifugio Capanna Trieste, a quota 1.135 metri. Con il jumper britannico si allunga l'elenco degli sportivi morti negli ultimi anni praticando base jumper sulle Dolomiti venete. L'ultima vittima era stata nel luglio 2017 Siegfried Schenk, un chirurgo ortopedico di Vienna di 48 anni, che aveva abbracciato il vuoto da Punta Tissi, sempre sul Civetta. Se l'era cavata con numerose ferite, invece, l'uomo che si era gettato il 31 agosto dalle Tre Cime di Lavaredo, davanti agli occhi impietriti della moglie.
Medesimo il copione: saltato dalla Cima Grande, il giovane aveva aperto il paracadute ma non era riuscito ad atterrare, cadendo rovinosamente in un ghiaione.
Gli incidenti si susseguono ormai da alcuni anni, nonostante la morte dei novelli Icaro sia stata vissuta dal popolo di internet anche in diretta Facebook, come nel caso del base jumper Armin Schmieder, 28 anni di Merano, precipitato nell'agosto del 2016 durante un volo con la tuta alare sull'Alpschelehubel, montagna sopra Kandersteg, nel Cantone di Berna. Il giovane stava riprendendo tutto con il telefonino per documentare l'impresa, filmando in realtà i suoi ultimi momenti di vita. «Oggi volate con me, ma sentirete solo qualcosa. Ciao, ciao» aveva detto prima del lancio. Poi solo il sibilo del vento, un urlo, infine lo schianto. La stessa overdose di adrenalina costata la vita, nello stesso mese a quattro giorni di distanza, all'altoatesino Uli Emanuele, 29 anni, e ad Alexander Polli, l'italo-norvegese di 31 anni, il cui motto era 'Non fissate mai dei limiti alle vostre capacità'.
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