Il "Divin codino": così rivive il mito di Roberto Baggio

Il "Divin codino": così rivive il mito di Roberto Baggio
di Jacopo G. Belviso
3 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Giugno 2018, 13:36 - Ultimo aggiornamento: 13:37
Milan vs Brescia. Ultima di campionato. Domenica 16 maggio 2004. Ore 16.45. Quando il quarto uomo solleva il tabellone luminoso, tutto lo stadio San Siro si alza in piedi. Non è una standing ovation, è un inchino. Un omaggio, un lungo abbraccio. Raccontato in “Roberto Baggio Divin Codino”, il libro di Raffale Nappi edito da Giulio Garrone Editore. Un testo che non è rivolto soltanto agli appassionati di pallone, ma è pensato per tutti. Un testo che ci permette di rivivere, attraverso la lettura, la vita e la carriera di un campione che tutto il mondo ci ha invidiato.

Applaudono e piangono, questi folli innamorati del pallone, in quella memorabile ultima giornata di campionato. Il numero 10 se ne va, e questa volta definitivamente. Lui, capelli bianchi, basette rasate e fascia blu da capitano, rigorosamente sul braccio sinistro, capisce che è giunto il suo momento. Dirigendosi verso l’estremità laterale del campo da cui sono soliti uscire i calciatori non appena capiscono di dover dare il cambio al compagno di squadra, si avvicina ad un’altra storica bandiera del calcio italiano, Paolo Maldini, (che per 85 minuti gli ha negato la gioia dell’ultimo gol durante la sua ultima esibizione) abbracciandolo affettuosamente in segno di rispetto. Manda un bacio con la mano destra ai figli Mattia e Valentina, seduti in tribuna e visibilmente emozionati. E trotterellando si avvicina alle panchine. Non una lacrima, né un sorriso, ma un sospiro sì: stavolta è finita davvero. No, non piange: piangono gli innamorati del calcio, della sregolatezza e della fantasia. Il “Divin Codino” si è ritirato, un aereo rulla sulla pista di Malpensa, pronto a portarlo nella sua fazenda in Argentina. 



Un racconto che emoziona perché permette al lettore di riassaporare, almeno con la memoria, tutte le passioni e le gioie vissute guardando “Raffaello” - come veniva  chiamato per l’eleganza nello stile di gioco - ammirandolo con il pallone fra i piedi, esultando alle sue reti, impazzendo per le sue giocate e per le sue invenzioni. «Ho pensato di scrivere questo libro per cercare di testimoniare alle nuove generazioni che esisteva un tempo in cui noi, nel calcio, comandavamo a livello internazionale - scrive Raffaele Nappi, giovane autore del testo - un tempo in cui i migliori calciatori giocavano in Italia, in Serie A. E in cui, al di là degli schemi, contava più il cuore che la tattica». 

E' una storia di amore e resurrezione, di lotta, passione, di rivincita. Un storia di un ragazzino prodigio, con duecento punti interni di sutura e un menisco perforato a 17 anni. Di un uomo che tutti davano per spacciato, e si è ritrovato con un Pallone d’Oro tra le mani. E’ il racconto di scontri, tafferugli, incendi in nome di un calciatore. Di un’estate italiana, di piazze e di feste, di bandiere e di vespe, di monaci e di cacciatori. «La storia di colui che ha unito l’Italia con la sua passione e le sue giocate, il simbolo della maglia azzurra della Nazionale»: questa è la storia di Roberto Baggio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA