"Va tutto bene! Un treno per Tenerife": il papà racconta e ricorda Riccardo Marangio

"Va tutto bene! Un treno per Tenerife": il papà racconta e ricorda Riccardo Marangio
di Jacopo G. Belviso
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Lunedì 18 Giugno 2018, 20:41 - Ultimo aggiornamento: 20:49

Riccardo Marangio aveva 26 anni. Era laureato in sociologia e viveva con la famiglia a Roma. Aveva un cassetto pieno di sogni e progetti. Fino a quella maledetta domenica del 10 luglio di due anni fa, quando è scomparso tra le acque dell’Oceano Atlantico. Era in vacanza, con i suoi amici, a Tenerife. Una pausa dagli studi, rincorrendo quelle onde che tanto amava. Ora Riccardo rivive attraverso le parole di un padre, Tommaso, che assieme alla moglie e agli amici storici del figlio, ha dovuto lottare per giorni per far sì che le autorità recuperassero il corpo al largo di Playa del Benjo.
 

 

“Va tutto bene! Un treno per Tenerife”, è un viaggio che racconta l’evolversi di semplici eventi quotidiani, che vede protagonista un papà e un figlio che non c’è più. «Non è facile scrivere un libro se si ha poco più della licenza media, oltre a tanto studio di musica – scrive l’autore nella quarta pagina di copertina – ma se al tuo fianco, ad aiutarti c’è un giovane laureato in Sociologia, allora tutto diventa possibile». Quel laureato è proprio il suo Riccardo, compagno figurato in questa avventura editoriale, in cui si racconta di fatti ed eventi realmente accaduti, dove solo poche cose sono state aggiunte. Scritto da un amante della musica e aspirante musicista, questo libro – spiega l’autore – è pieno di ricordi, di forti emozioni e tanta magia. E’ ambientato in molti luoghi: dal Salento – Riccardo era originario di Lecce, come anche la famiglia – a Tenerife, da Roma a Milano e con descrizioni dettagliate dei posti e delle persone coinvolte. Il libro è l’occasione per Tommy di raccontarsi, a volte parlando in prima persona ed altre volte come fosse il narratore esterno, parlando della sua vita, di sua moglie Piera, di Riccardo e della sua seconda figlia, Elena, la sua principessa. Due figure femminili importantissime, ringraziate nella parte finale del libro assieme a molte altre persone che l’autore descrive come punti di riferimento fondamentali per la stesura dell’opera.

Un testo carico di passione, scritto con un linguaggio informale, comune, uno stile semplice e chiaro, che documenta la voglia di ripartire da zero di un’intera famiglia, continuando a mantenere indelebile il ricordo del giovane Riccardo. Una famiglia che non si è arresa, che non ha smesso di sognare e di vivere perché - come scrive Tommy - «noi abbiamo preso tutto quello che c’era di buono da questa nostra storia».
Il romanzo è un dono postumo ad un figlio che non c’è più, un elogio alla sua persona, al suo carattere, ai suoi sogni: a quel Treno, come lo chiamavano tutti, che andava spedito per la sua strada. Un’opera dedicata al tempo stesso a tutti i lettori – come recita la dedica iniziale – nella speranza che restino “intrappolati” nelle pieghe di un racconto toccante e sempre avvincente. 

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