La rivelazione di Allegri: «Ho detto no al Real Madrid, la Juve aveva la mia parola»

La rivelazione di Allegri: «Ho detto no al Real Madrid, la Juve aveva la mia parola»
di Alessandro Angeloni
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Giovedì 14 Giugno 2018, 07:30
dal nostro inviato
LIVORNO È a casa sua, rilassato, sorridente. C’è il mare a pochi passi, il tempo però non è granché: nuvole, pioggia, torna il sole, poi ancora l’acqua. Pare che l’estate stia finendo senza essere mai cominciata. Max Allegri è quasi il sindaco di Livorno: gli portano i funghi, il parmigiano, primizie varie, lui mangia poco, non vuole ingrassare. Ma ringrazia. Gli dicono di Lopetegui che lascia (cacciato) la Spagna per allenare il Real, e fa. «Io a Florentino Peres ho detto no», quasi con una punta d’orgoglio. Nessun rimpianto, però. «Quando decido, decido. Avevo dato la parola ad Agnelli, ma ho detto grazie al Real. Continuo con la Juve, non vi preoccupate, gli stimoli li trovo». Non facile negarsi al Real, così poco prima al Chelsea. Forse era il sistema per vincere la Champions. «Per me non è un’ossessione. E non è semplice vincerla. Ultimi dieci anni: Barça, Real, Real, Barça, poi solo Inter, Bayern e Chelsea. Insomma, la vince chi ha Ronaldo o Messi, mi pare. Il dovere della Juve è provarci, non vincerla». 

IL CALCIO SEMPLICE
Il calcio per lui, reduce dai continui battibecchi con Sarri (e su Sarri) è materia semplice: contano i giocatori, non gli schemi o le ideologie. Non sarà semplice invece vincere l’ennesimo scudetto: «Eccolo lo stimolo. Per me sarebbe il quinto consecutivo, per la Juve l’ottavo. C’è da fare insomma. Vi dico, però, che la Juve sarà la mia ultima squadra italiana. I giocatori stufi di vedermi nello spogliatoio? Io lavoro poco, quindi mi vedono poco, per quello ancora non sono stanchi di stare con me. E poi della vecchia guardia sono rimasti solo Barzagli e Chiellini». In Italia perde l’avversario-nemico Sarri e ritrova l’avversario-amico Ancelotti. La sfida con il Napoli - dice Allegri - «è stimolante: sono curioso di vedere Carlo in un ambiente diverso da quelli che ha frequentato fino a ora». Max si guarda bene anche dalla Roma. «E’ forte, molto. Di Francesco un bravissimo allenatore, sta facendo una bella squadra mista di esperienza e gioventù. Poi c’è l’Inter guidata dall’attore...». L’attore sarebbe Spalletti, che meno ama essere definito così e più Max ce lo chiama. Il resto - secondo lui - andrà a rimorchio: Milan, Lazio etc etc. La Roma ha Schick, che lui ha sfiorato lo scorso anno. «Dove l’avrei fatto giocare? Vicino all’area: lui ha bisogno di dialogare, di tirare fuori il colpo. Le difficoltà nella Roma? I giovani vanno aspettati, cresciuti con cura. Rischiano di fare un passo avanti e tre dietro. Anche le valutazioni sono sbagliate: Patrik aveva fatto nove mezze partite con la Samp e già valeva quaranta milioni... Prendiamo Cristante, ad esempio. L’ho fatto esordire in Champions, era un bambino, poi è sparito. Ora è tornato e ci voleva tempo, insomma». Lo stesso percorso fatto da Dybala: piano piano. «E può ancora migliorare, ma non paragoniamolo a Messi. Higuain? Vediamo, c’è il Mondiale. Se parte, deve arrivare un altro centravanti». Intanto Mandzukic verrà riportato in attacco, il dubbio che Allegri fuga subito è sul portiere. «Il titolare sarà Szczesny». Il modulo sarà «4-3 e poi vediamo..». E qui c’è tutto Allegri. Finalino sul Mondiale. «Le favorite sono quelle, le solite. Anche la Spagna, pur avendo il problema Lopetegui: i giocatori sanno giocare lo stesso al calcio, anche senza di lui. Poi occhio alla Croazia, fortissima ma è una squadra di pazzi. Il Belgio, una Nazionale da gironi...». Ma ora è tempo di Sardegna, sperando che l’estate non stia finendo davvero.
 
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