Grazia, nel numero in edicola questa settimana, ha chiesto che cosa ne pensano il vicepremier Matteo Salvini e altri leader. «Non mi piacciono le quote. Sono contrario al concetto stesso di riserva che sia per le donne, gli uomini o i bambini. Ho profondo rispetto per tutte le donne e proprio per questo non ho riservato quote speciali per loro», ha dichiarato al settimanale il Ministro dell’Interno leader della Lega. «Comprendo la rivendicazione delle pari opportunità. Credo che si raggiungano non con una poltrona o una nomina ma con la possibilità di poter scegliere. Per questo noi ci battiamo per gli asili nido gratuiti e per l’uguaglianza retributiva. Non è giusto che una donna sia costretta a decidere tra essere madre o manager».
Per Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia: «È stato il governo di Silvio Berlusconi ad aver introdotto per legge l’obbligo di almeno il 30 per cento di donne nei Consigli di amministrazione, gli organi che guidano le aziende quotate in borsa e le aziende pubbliche. Adesso bisogna andare oltre e destinare alle donne metà delle nomine che il governo dovrà fare in questi mesi».
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, non appoggia la proposta di Carfagna: «Già nel verbo riservare c’è una resa culturale: non siamo una riserva, considero le quote rosa un’offesa alle donne. Anzi, siamo l’avanguardia della società. Facciamo la rivoluzione del merito, saranno gli uomini ad avere bisogno delle quote azzurre».
La cancellazione del ministero delle Pari Opportunità è saltata agli occhi di Maria Elena Boschi, che ha ricoperto quell’incarico: «Il governo del cambiamento Lega-M5S segna un cambiamento in peggio sulle Pari Opportunità. Da Luigi di Maio e Matteo Salvini non mi aspettavo di più. Vigileremo perché non si facciano passi indietro. Siamo pronti a sostenere anche provvedimenti del governo se volti a favorire le pari opportunità».
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