Rifiuti, sì della Regione Lazio: quelli di Roma andranno a Colleferro

Rifiuti, sì della Regione Lazio: quelli di Roma andranno a Colleferro
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 13 Giugno 2018, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 21:55

Due discariche per evitare il commissariamento del settore rifiuti della Regione da parte del Tar: una a Colleferro (Collefagiolara), l'altra a Civitavecchia (Fosso Crepacuore). Evviva, dunque Roma ha risolto il problema della destinazione finale degli scarti che in gran parte finiscono in altre regioni? No, tutt'altro. Regione, Città Metropolitana e Roma Capitale devono trovare un'area per una nuova discarica di servizio, perché quei due impianti esistenti sono insufficienti rispetto alle necessità di Roma. Ricapitolando: Rida, società privata proprietaria di un impianto di trattamento ad Aprilia (Latina) dove va anche un modesto quantitativo di spazzatura romana presenta ricorso al Tar perché, sostiene, la Regione non applica il piano dei rifiuti del 2012 e dunque non dice dove portare ciò che resta dopo la lavorazione (scarti e frazione organica). Dopo una lunga procedura, il tribunale amministrativo intima alla Regione di ottemperare o, in caso contrario, il prefetto Paola Basilone nominerà un commissario. Per scongiurare questo epilogo clamoroso è stata firmata una determina da Flaminia Tosini, direttore delle Politiche ambientali e gestione rifiuti della Regione, che, appunto, indica come impianti dove Rida può portare gli scarti le due discariche esistenti di Colleferro e Civitavecchia.

NON SONO UNA SOLUZIONE
Problema: la prima non è utilizzabile subito, perché vanno eseguiti dei lavori, per cui se ne riparlerà in autunno e comunque a fine 2019 dovrebbe chiudere. La seconda, Civitavecchia, ha un limite quantitativo per i rifiuti da altri ambiti territoriali. In sintesi: il provvedimento congela il commissariamento minacciato dal Tar, ma non risolve il problema della dipendenza di Roma da altri territori. Ieri nel corso del convegno Ricicla tv è stato ricordato: «Sono più di 700mila le tonnellate di rifiuti che nel 2017 la città di Roma ha spedito a trattamento fuori dai confini regionali per mancanza di impianti di recupero e smaltimento di queste, circa 510mila tonnellate sono rappresentate da scarti non differenziati, finiti in discariche e inceneritori in Abruzzo, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Puglia, ma anche in Austria». Alessandro Bratti, direttore dell'Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha anche spiegato che a Roma più di un inceneritore servirebbe una discarica. Negli ultimi mesi c'è stato un balletto tra Regione e Roma Capitale: la Raggi ha accusato Zingaretti di non varare il nuovo piano dei rifiuti con gli impianti necessari a Roma, Zingaretti ha accusato la Raggi (come guida della Città metropolitana) di non indicare le aree disponibili per realizzare gli impianti. Il problema è che tutti parlano di impianti in modo generico, ma nessuno ha il coraggio di pronunciare la parola impopolare: discarica. Intanto, cresce la preoccupazione tra i comitati cittadini ad Albano, dove una discarica in effetti c'è ma era stata sequestrata.

L'INCONTRO
Di tutto questo parlerà oggi la sindaca Virginia Raggi nell'incontro con il nuovo ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, a cui chiederà aiuto, non è escluso che possa proprio invocare il commissariamento che però poi rischia di fare ricadere sul governo il peso di scelte impopolari. La situazione sulle strade continua ad essere complicata, ieri Pinuccia Montanari, assessore all'Ambiente ha annunciato che finalmente ad Axa parte sul serio il nuovo sistema di raccolta differenziata con i contenitori che hanno le etichette elettroniche («come promesso» ha detto, anche se nella campagna elettorale del Municipio X si parlò di febbraio e siamo già a metà giugno). Si tratta comunque di un piccolo spicchio del X. Ieri la sindaca Raggi ha denunciato un altro episodio di vandalismo che riguarda il settore dei rifiuti: «Nel VII Municipio in totale la scorsa notte hanno manomesso 20 dei 27 camion della sede di via Ettore Gabrici. Per non parlare dei 270 cassonetti incendiati negli ultimi mesi». Intanto alcuni sindacati non riconosciuti da Ama, hanno indetto per domenica uno sciopero. Verranno comunque assicurati i servizi minimi essenziali.

 
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