Riccardo De Palo
Lampi
di Riccardo De Palo

Aiuto, si è scolorito Van Gogh: il giallo dei Girasoli sta diventando marrone

Il girasoli di van Gogh, Museo Van Gogh di Amsterdam
di Riccardo De Palo
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Sabato 2 Giugno 2018, 14:55 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 19:28
«Sto dipingendo con il gusto di un marsigliese ghiotto di boullabaisse, e non ti sorprenderà che i soggetti siano dei grossi girasoli», scriveva Vincent Van Gogh al suo fratello Theo, nell’agosto del 1888, evocando la zuppa di pesce della sua Provenza e comparando il giallo dominante di quei lavori con il suo stato mentale maniacale e febbrile. Quello stesso colore così gaio e accecante che oggi, secondo uno studio di esperti olandesi e belgi, starebbe lentamente degradando verso un indistinto (e plebeo) marrone. Colpa di un particolare giallo cromo di cui l’artista morto suicida nel 1890 faceva largo uso, e che si è rivelato - dopo attenti esami ai raggi X - pericolosamente fotosensibile.

LE RISTRETTEZZE

Van Gogh acquistava sempre gli stessi pigmenti presso Tasset et Lhôte, a Parigi, ma talvolta - a causa della sua eterna insicurezza economica, era costretto a ripiegare su altri fornitori, come Tanguy. Era sempre il ricco mercante suo familiare a intervenire per fargli avere il necessario per dipingere, e forse Van Gogh si sentiva in colpa per quelle richieste a cui non poteva assolutamente rinunciare. «Non devo precisare - spiegava Vincent al fratello in un’altra lettera - che se mi comprerai i colori le mie spese si ridurranno del 50%. Finora ho speso più in quello che mi serve per dipingere, tele e pigmenti, che per me stesso».

Gauguin era appena andato a trovarlo ad Arles, dove Van Gogh si era rifugiato da qualche tempo, sognando il tepore del sole del Sud (e trovando invece, spesso, il freddo vento del Mistral). Una volta il collega provò a ritrarlo. Il futuro pittore di sognanti fanciulle polinesiane lo colse proprio di fronte alla tela, intento a dipingere un mazzo di girasoli. L’artista, ormai preda sempre più frequente di accessi di follia, non sembrò gradirlo molto. La loro amicizia non sarebbe durata a lungo.



Eppure, proprio i dettagli dei petali, e degli steli di quei fiori - esaminati con una pionieristica nuova tecnica a raggi X, denominata “mappatura chimica” - hanno rivelato i segreti della sua arte immortale. Van Gogh usava due diversi tipi di pittura giallo cromo, una delle quali molto più incline a degradarsi sotto la luce intensa.

Il problema, non visibile a occhio nudo, se non dopo molti anni di esposizione, è risultato particolarmente evidente laddove il colore è stato mischiato ad altri per ottenere la giusta tonalità di verde. Molto meno “a rischio” è apparso l’arancio dello sfondo, poiché il pittore usò per ottenerlo un altro pigmento, con un più basso contenuto di zolfo.

«È molto difficile dire quanto tempo occorra per un cambiamento radicale della tonalità: dipende da molti fattori esterni», ha detto Frederik Vanmeert, esperto dell’Università di Antwerp che ha preso parte al team di ricerca commissionato dal Museo Van Gogh. «Abbiamo potuto constatare che Van Gogh usava un giallo cromo molto sensibile alla luce, un tipo di verde smeraldo e un rosso detto “di piombo” in aree molto piccole del dipinto, che diventeranno molto più chiare, nel corso del tempo».

LE ANALISI

La scoperta è il frutto di due anni di analisi e ora il Museo, che dispone della più vasta collezione di opere del maestro olandese, dovrà correre ai ripari. L’illuminazione, a dire il vero, era già stata ridotta anni fa, proprio per preservare i circa duecento dipinti e 400 disegni in esposizione. Ora l’istituzione ha più elementi a disposizione per difendere il suo tesoro.

Il nuovo studio ha permesso di localizzare con la massima accuratezza i punti in cui si trova il giallo a rischio. Marije Vellekoop, che dirige la sezione di ricerca del museo, conferma in un colloquio con il Guardian che le seppur minime variazioni di colore vengono «accuratamente monitorate». I cambiamenti di tonalità della pittura nel corso del tempo «sono un tema di ricerca di grande interesse», nel caso di Van Gogh in particolare. L’artista continuò a dipingere girasoli quasi fino alla morte. Attualmente la serie è dispersa in molti musei, da quello di Amsterdam al Metropolitan, dal Kunstmuseum di Berna alla National Gallery di Londra.


 
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