Layla, la verità sulla bimba morta a Gaza: non fu uccisa dai gas di Israele

Il funerale della piccola Layla
di Gianluca Perino
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Martedì 29 Maggio 2018, 12:52 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 10:53
Il suo caso aveva scatenato dure reazioni della comunità internazionale contro Israele. Ma oggi il nome della piccola Layla al-Ghandour, appena otto mesi, è stato ufficialmente tolto dalla “Lista dei Martiri” uccisi negli scontri con l'esercito israeliano al confine con la striscia di Gaza il 14 maggio scorso. Questo significa che la morte della bimba, secondo le conclusioni di una commissione del ministero della Sanità palestinese, non è stata causata dai gas lacrimogeni utilizzati dall'esercito dello stato ebraico per disperdere i manifestanti. Allo stesso tempo è stata disposta un'indagine penale per stabilire le reali cause del decesso.



LA RICOSTRUZIONE
Durante gli scontri a Gaza, i parenti avevano portato la piccola in ospedale (dove era arrivata già morta) sostenendo che aveva inalato i gas lanciati da Israele. In un primo momento la storia era risultata credibile, ma da successive verifiche effettuate da medici palestinesi era venuto alla luce che la bambina, già malata, era deceduta per altre cause. Oggi, quindi, la decisione definitiva della commissione. Anche perché i "Martiri" hanno diritto a compensi in denaro erogati dall'Autorità Palestinese. Israele ha negato fin dal primo momento qualsiasi coinvolgimento nella morte di Layla. 

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