Chat scolastiche nel mirino dei presidi: «Generano ostilità»

Chat scolastiche nel mirino dei presidi: «Generano ostilità»
di Lorena Loiacono
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Domenica 27 Maggio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 20:29
Decine di aggressioni fisiche subite in appena 5 mesi e un fuoco incrociato che prende vita sui social network e dilaga tra le mamme più agguerrite, pronte anche ad alzare le mani: così per i docenti la cattedra diventa una trincea e l’uso di Whatsapp tra genitori inizia davvero a far paura. Intervengono i presidi: «Basta chat aggressive usate dai genitori in modo accusatorio verso i docenti – denuncia Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi di Roma e del Lazio - vengono meno rispetto ed educazione. Il bullismo a scuola si combatte non solo educando i ragazzi ma anche i loro genitori. Abbiamo creato un sito ad hoc, eTutorWeb, e a settembre partiremo con i corsi di sopravvivenza per i docenti con l’aiuto del policlinico Gemelli e della polizia postale». 

LE AGGRESSIONI
Dall’inizio del 2018 ad oggi sono state 25 le violenze subite dagli insegnanti da parte di genitori intervenuti in difesa, si fa per dire, dei loro figli. Un’escalation senza fine che attraversa tutta l’Italia dai casi di Torino a quelli di Alessandria, passando per Roma, Napoli, Viareggio, Palermo e Treviso: mamme che aggrediscono le maestre, papà che lanciano pugni e docenti che inevitabilmente finiscono al pronto soccorso. E si tratta di un bilancio che può tener conto solo dei casi emersi tramite denunce vere e proprie o tramite foto e video ripresi dai ragazzi e pubblicati sul web. Difficile quindi immaginare quanti siano i casi che restano chiusi nelle quattro mura della scuola. E allora, per dare un freno al dilagare di una violenza che si alimenta anche sui social network, l’Associazione nazionale dei presidi si è alleata con i pediatri proprio per contrastare la violenza dei “gruppi” dei genitori e insieme hanno messo a punto un vademecum per evitare abusi. 

Il progetto è stato realizzato dal gruppo Consulcesi che, da oltre 20 anni, lavora per contrastare il fenomeno delle aggressioni ai medici. Lo stesso che ora sta investendo anche i docenti della scuola, dalle materne alle superiori, ed è strettamente legato all’uso delle chat in cui i genitori criticano l’operato dei docenti e inaspriscono i rapporti tra famiglie e scuola. «Uno strumento come WhatsApp – sottolinea Antonello Giannelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi - nato per favorire la comunicazione paradossalmente può creare un cortocircuito comunicativo: i gruppi dei genitori spesso sono ansiogeni ed esasperano la relazionalità. Tutto ciò in un contesto dove è venuto meno il principio di autorità perché non si rispettano più le persone che sono investite di una carica. Non sono tollerabili le aggressioni nei confronti degli educatori, che rivestono un ruolo strategico per il futuro della nazione». 
E allora, in base al vademecum, che atteggiamento è giusto avere nei rapporti virtuali? Per avere un comportamento corretto bastano 5 regole d’oro: non agire d’impulso ma ragionare sempre, prima di dare un giudizio, non essere prevenuto in difesa del proprio figlio affrontando le difficoltà che lo studente incontra, evitare lo scontro con i docenti cercando invece un’alleanza, non minimizzare le segnalazioni ricevute e soprattutto silenziare Whatsapp preferendo un colloquio diretto.

“PRONTO SOCCORSO” PER PROF
La battaglia quindi è culturale, sostanzialmente educativa. Su questo anche i Cobas sono in prima linea: «L’elenco delle violenze fisiche ai danni dei docenti da parte dei genitori si sta facendo impressionante - denuncia il portavoce Piero Bernocchi - ancor più diffuse sono le aggressioni verbali praticate dai genitori, che arrivano fino al mobbing e allo stalking con gruppi agguerriti che, usando i social, esercitano una pressione verbale e psicologica ostile, intervenendo arbitrariamente nella didattica a favore dei propri figli e pretendendone il massimo successo scolastico. Questa attività asfissiante sfocia spesso in diffamazione pubblica e in vilipendio di docenti che, per inciso, sono anche “pubblici ufficiali”. Questa ondata di violenza si spiega con l’immiserimento materiale e culturale della scuola e con la conseguente delegittimazione della funzione del docente». Il sindacato sta lanciando un “pronto soccorso” per docenti vittime di violenza e mobbing, che riceveranno anche assistenza legale per denunciare quanto subito nelle scuole o nel rapporto con le famiglie.
 
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