Da Franca Viola a Elena Gianini Belotti, "Donne nel '68": «Ecco la nostra rivoluzione»

Da Franca Viola a Elena Gianini Belotti, "Donne nel '68": «Ecco la nostra rivoluzione»
di Alessandra Spinelli
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Mercoledì 23 Maggio 2018, 22:59 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 19:59

È stato grazie al Messaggero se la sua vita è cambiata e se è potuta diventare, con un libro, cardine di tante altre vite. Proprio sul nostro giornale infatti lesse un annuncio che parlava di una scuola Montessori, cercavano personale da formare. Aveva 21 anni, era impiegata in via Barberini come segretaria, il suo capo l’aveva chiusa in una stanza, sbattuta contro un muro, palpandola e strappandole la camicetta.
 

 

Elena Gianini Belotti in quell’ufficio non è più tornata, sarebbe diventata la direttrice del Centro nascita Montessori ma soprattutto grazie al suo lavoro avrebbe scritto il libro “Dalla parte delle bambine”, che toglieva il velo sulla sistematica azione di condizionamento femminile nelle famiglie e nella società. A distanza di 45 anni non è cambiato poi molto - le pubblicità per i regali di Natale divisi tra maschi e femmine sono ancora orientati sul genere - ma certo la consapevolezza è più radicata specie nelle baby boomers diventate mamme.

INFANZIA
Merito di questa meravigliosa signora rivoluzionaria, la cui storia è tra altri sedici ritratti biografici nel libro “Donne nel Sessantotto”, scritto dalle autrici del gruppo Controparola tra cui Dacia Maraini e Cristina di San Marzano, edito da Il Mulino e presentato all’Associazione Civita, a piazza Venezia. Sala gremitissima - tra gli altri Anna Finocchiaro, Enrica Bonaccorti, Francesco Laurenzi, Tiziana Ferrario, Maria Rosa Cutrufelli - e commossa quando la Elena Gianini Belotti ha raccontato l’accaduto. «I miei non mi hanno creduto. Devo raccontarvi altro? Ho scritto “Dalla parte delle bambine” perché un’altra infanzia fosse possibile».

Questo libro racconta che altro è possibile. Da Franca Viola che si ribellò agli arcaici costumi siciliani e rifiutò il matrimonio riparatore a Mara Cagol che pagò con la vita la scelta del terrorismo brigatista, e poi Amelia Rosselli, Carla Accardi, Patty Pravo, Giovanna Marini, Perla Peragallo, Krizia, Emma Bonino, Rossana Rossanda, Carla Lonzi, Letizia Battaglia, Annabella Miscuglio, Mira Furlani, Tina Lagostena Bassi: ogni «scatto» disegna un percorso, politico, artistico, culturale, civile, ora luminoso ora tormentato, sullo sfondo di quella rivoluzione che – come ha scritto Eric Hobsbawm - è stata l’unica rivoluzione riuscita del Novecento.

«Un ragazzo di Napoli mi ha chiesto se gli scrittori possono cambiare il mondo - ha esordito Dacia Maraini accanto a Chiara Valentini e Paola Gaglianone e alle altre autrice del libro tutte presenti tranne, Paolo Cioni che è a San Pietroburgo a dirigere l’istituto italiano di cultura - gli ho risposto di sì. Perché possono cambiare la sensibilità e la consapevolezza» . Dacia Maraini ha scelto di scrivere di Letizia Battaglia «che non pensava a raccontare la Sicilia e l’ha fatto attraverso le sue fotografie che sono sì politiche, ma senza uno sguardo giudicante, perché la realtà è complessa».

Complesso e a volte complicato il rapporto tra femminismo e il ‘68 - per tanto tempo le donne furono solo gli angeli del ciclostile, quasi un’eco delle attuali “ancelle” di Margaret Atwood - come ha raccontato Chiara Valentini che ha scritto di Carla Lonzi e del passaggio dall’io al noi.
Paola Gaglianone ha invece commentato l’immaginazione al potere come sintesi di un programma: «Si repirava nell’aria la fiducia nella cultura e nell’arte» ha raccontato tratteggiando il profilo di Perla Peragallo e del teatro come rito collettivo per creare coscienza. Una coscienza che forse ora, tra femminicidi e immobili tetti di cristallo - sarebbe il caso di risvegliare passando la storia delle sorelle maggiori alle nostre figlie e nipoti.

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