Atenei, protesta alla rovescia. I ragazzi: prof, non scioperate

Atenei, protesta alla rovescia. I ragazzi: prof, non scioperate
di Lorena Loiacono
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Martedì 22 Maggio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 15:06
ROMA All’università c’è chi sciopera e chi invece vorrebbe entrare in aula per farsi interrogare, sottoporsi agli esami e prendere voti alti con cui raggiungere la quota necessaria per vincere la borsa di studio. Da un lato ci sono i docenti universitari, pronti a incrociare le braccia e a far saltare un appello della sessione estiva alle porte, dall’altro gli studenti contrari alla modalità di protesta adottata dai loro insegnanti. È questo lo strano caso dell’università italiana che, in bolletta da anni, rovescia tutti gli schemi e inverte i ruoli. Quelli della contestazione, la stessa che per anni ha infuocato gli atenei italiani e ha visto docenti e studenti l’uno al fianco dell’altro ma che ora assiste a una spaccatura netta. 

LE RIVENDICAZIONI
Lo sciopero dei docenti, indetto dal Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria, parte il 1° giugno e andrà avanti fino al 31 luglio, per l’intera sessione estiva: i professori chiedono lo sblocco degli scatti di anzianità e delle assunzioni, sottolineando la necessità di bandire concorsi per almeno 14 mila posti tra docenti e ricercatori. La protesta andò in scena anche lo scorso anno, con l’adesione di oltre 10 mila professori e quest’anno promette di andare oltre. Ma dal canto loro gli studenti, a costo di passare per “secchioni”, lanciano appelli alla ragionevolezza e chiedono di sospendere lo sciopero visto che, in attesa di un governo e dell’inizio dei lavori del prossimo ministro all’istruzione, non ci sarebbe neanche l’interlocutore con cui trattare. Per fermare il blocco degli esami si sono rivolti addirittura all’Autorità garante per gli scioperi chiedendo di intervenire sulla questione. Ma arriva secca la replica dai professori: «È proprio questo il momento giusto. Tra l’altro l’Autorità ha già approvato: andiamo avanti senza esitazione». E la distanza si fa sempre più profonda. 

«CI DANNEGGIANO»
«Continuiamo ad essere fortemente contrari ai metodi di protesta individuati dai docenti - ha dichiarato Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale dell’Unione degli universitari - che hanno come unico effetto quello di danneggiare gli studenti, pur condividendo le motivazioni. Lo pensavamo prima e ancor più ora dopo settimane di stallo nella formazione di un governo: a due settimane dall’inizio dello sciopero, i promotori non hanno alcun interlocutore con cui negoziare pertanto lo sciopero sarebbe davvero un’inutile e ingiusta punizione per gli studenti. Molti potrebbero perdere la borsa di studio o si ritroverebbero costretti a dover rinviare la laurea. Nella situazione attuale è palese che non ci sarà una risposta dal governo nei tempi utili per sospendere lo sciopero prima che questo abbia i suoi effetti negativi sulla pelle degli studenti».

LA REPLICA
Ma i docenti vanno avanti, ribadendo che hanno messo in atto tutte le misure per tutelare gli studenti più a rischio: sono stati previsti appelli straordinari “ad hoc” per tutti i laureandi, prossimi alla tesi e quindi con la necessità di chiudere gli esami senza intoppi o rallentamenti, per gli studenti Erasmus, per le studentesse in attesa di un bambino e per gli studenti con particolari problemi di salute. Tra le regole inserite per lo sciopero, come richiesto dall’Autorità Garante, sono stati inoltre previsti appelli straordinari nel caso di un unico appello nel periodo di sciopero e in quelle strutture nelle quali il numero di appelli annuali sia pari o minore di cinque. «Crediamo – ha spiegato Carlo Ferrario, presidente del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria - di aver messo in campo tutte le tutele necessarie per non creare danni ma disagi, altrimenti che sciopero sarebbe?». E, in merito alla questione politica, replica: «Qualunque governo sarà in carica ai primi di giugno è destinato a gestire la legge di bilancio 2019, che si forma a partire da luglio e viene presentata dal governo a fine settembre-inizio ottobre. Ed è quella la sede in cui si devono trovare le risorse per le richieste del nostro sciopero. Abbiamo atteso anche troppo. Pertanto andremo allo sciopero senza esitazione. Il governo, quale che sia, avrà bisogno di una forte sollecitazione per muoversi e noi dobbiamo dargliela». 
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