Il genio rivoluzionario di Renato Carosone

Il genio rivoluzionario di Renato Carosone
di Enrico Gregori
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Domenica 20 Maggio 2018, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 26 Maggio, 01:09
Il 20 maggio di 17 anni fa moriva a Roma Renato Carosone, uma pietra milare della musica italiana. Un innovatore, un virtuoso del pianoforte, un genio che ebbe anche la fortuna di circondarsi sempre di musicisti straordinari e poliedrici.



Quando nel 1952 l'olandese Van Wood lasciò il trio per trasferirsi a New York e continuare la propria carriera come solista, Carosone e il prodigioso batterista Gegè Di Giacomo ricostituirono il gruppo, che divenne dapprima un quartetto quando entrarono a farne parte, per un breve periodo, il chitarrista Elek Bacsik e il cantante Ray Martino, il quale incise sia melodie napoletane come Luna rossa e 'Nu quarto 'e luna, che pezzi umoristici come Papaveri e papere e Buona Pasqua.

La prima trasformazione avvenne all'inizio del 1953 con l'entrata in scena del chitarrista Franco Cerri e del cantante Claudio Bernardini. In seguito, Piero Giorgetti entrò nel complesso al posto di Claudio Bernardini, che continuò la carriera in altre formazioni. Il gruppo si assestò definitivamente con l'aggiunta di Alberto Pizzigoni alla chitarra e di Riccardo Rauchi ai fiati (sassofono e clarinetto).

Il 3 gennaio 1954, alle tre del pomeriggio, Carosone si presentò agli italiani attraverso il piccolo schermo, che aveva appena quattro ore di vita, con il primo programma musicale, L'orchestra delle quindici. Lui e i suoi compagni furono i primi musicisti ad apparire in televisione.
 
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