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di Enzo Vitale

Ambiente più pulito: la plastica “buona” dell'ingegner Elena Fortunati

L'ingegner Elena Fortunati
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Giovedì 17 Maggio 2018, 18:47

(Elena Fortunati all'interno del laboratorio)

Da ricercatrice a tempo determinato fino al Quirinale. Elena Fortunati, ingegnere 34enne,  ha i brividi solo a pensarci: «Quel giorno in cui sono stata nominata Cavaliere della Repubblica non lo scorderò mai». Adesso lavora per un’azienda privata dove «si fa ricerca con la R maiuscola -tiene a precisare-, e dove mi occupo di polimeri termoplastici per incrementarne le proprietà funzionali, con uno sguardo attento ai problemi ambientali per ridurre gli impatti sulla natura». E cinque anni fa, probabilmente, il presidente Napolitano fu incuriosito proprio da questi suoi particolari studi e, soprattutto, dal Premio ottenuto dopo esser stata selezionata fra trecento giovani ricercatrici in tutta Italia.
«Ho sempre lavorato nel mondo di materiali polimerici, quella che comunemente definiamo plastica, con particolare riguardo ai materiali biodegradabili per applicazioni nel settore biomedico prima e degli imballaggi poi -espone l’ingegnere ternano-. La ricerca scientifica ed industriale sta cercando strade alternative ai materiali derivanti dal petrolio o da processi altamente impattanti. Ci si è concentrati sulla creazione delle cosiddette bioplastiche o biopolimeri, materiali ottenuti da fonti rinnovabili derivate principalmente dagli zuccheri e dai loro polimeri. Tra le bioplastiche, inoltre, alcune hanno anche il vantaggio evidente di degradarsi in tempi rapidi. Questo tipo di plastiche, dunque, coniugano la proprietà di essere estratte da fonti naturali, con il vantaggio di un bassissimo impatto ambientale una volta terminato il loro impiego».

CARRIERA
Ingegnere, ma anche donna e tutto ciò che ne consegue in un mondo dove la ricerca, spesso, parla al maschile. «Se dicessi che non ho avuto difficoltà -risponde- direi una bugia. I riconoscimenti arrivano. Il cambiamento deve venire da noi donne prima di tutto. Impedendo che violenze e imposizioni di poteri a vari livelli limitino la nostra vita lavorativa e non solo. E’ un processo difficile e lungo che mi vede impegnata anche a livello sociale, ma bisogna insistere con determinazione. Se non lo pretendiamo noi per prime nessuno si spenderà per questo».

L’UNIVERSITÀ
Laurea in Ingegneria dei materiali a Perugia e anni di impegno sia in Italia che all’estero: «Ho avuto la possibilità di periodi di formazione all’estero, ho partecipato a più di 60 congressi tra nazionali ed internazionali e pubblicato più di 150 tra articoli scientifici su riviste internazionali e capitoli di libri -ammette soddisfatta l’ingegner Elena-. Noi italiani spesso dobbiamo fare i conti con risorse economiche limitate, ma in questo contesto si sviluppa un approccio ingegnoso ed originale che a mio avviso è il motore che spinge l’innovazione. Il lato negativo -prosegue- è che questa limitazione di fondi costringe molti giovani a cercare strade alternative per sfuggire al precariato. Non è retorica, è la pura verità. La fortuna, almeno nel mio caso, è che proprio per la caccia continua alle risorse con il mio gruppo di ricerca, non è mai mancato il contatto con le aziende del territorio».

LA CONQUISTA
Elena Fortunati non è un robot, anche lei ha provato sensazioni di fallimento: «A volte mi sono sentita scoraggiata, stanca di tante ore di lavoro, di prove non riuscite, di teorie che magari poi nella realtà non hanno il riscontro desiderato -commenta amaramente-. Ma poi quando ripenso a quella mattina del febbraio di cinque anni fa, tutto cambia aspetto».

QUEL GIORNO IN LABORATORIO
«Ero in laboratorio, come sempre, rumore, estrusione di film polimerici, odori conosciuti, mille idee in testa per predisporre l’esperimento. A un certo punto -continua- squilla il telefono e una voce profonda mi pronuncia: “Buongiorno, parlo con l’ingegner Fortunati?” Io rispondo “Si chi parla?”. “Ingegnere qui è la Presidenza della Repubblica, La chiamo a nome del Presidente Giorgio Napolitano che vorrebbe conferirle l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica per meriti scientifici”. Ho pensato oggi è Carnevale, forse è uno scherzo, ma qualche settimana dopo mi son recata davvero al Quirinale, altro che carnevale».
Ma cosa le disse il presidente della Repubblica? «Semplicemente: “Abbiamo bisogno di persone come lei che studiano e che si impegnano per il nostro Paese”. Malgrado le delusioni del mondo Universitario non siano mancate, non ho smesso e penso non smetterò mai di credere nel potere della ricerca: l’innovazione -conclude- viene solo ed esclusivamente da lì».

enzo.vitale@ilmessaggero.it
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