Tim, cassa integrazione per 29mila e 4.500 esuberi

Tim, cassa integrazione per 29mila e 4.500 esuberi
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Giovedì 17 Maggio 2018, 11:08 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 17:37
Tim annunciando la Cassa integrazione straordinaria per 29mila dipendenti che lascerà dopo un anno 4.500 esuberi da gestire. Nonostante questo scoglio e la multa per il golden power (per la quale Tim farà ricorso ed il manager è fiducioso «di vincere quella battaglia») l'implementazione del piano va avanti. «Abbiamo già raggiunto il 27% degli obiettivi operativi e finanziari della nostra agenda di trasformazione per il 2018» nel primo trimestre ha detto l'ad Amos Genish. «Avremo numeri più interessanti mano a mano che ci addentriamo nel secondo semestre e all'inizio del 2019 - ha aggiunto -. Ma i messaggi che dobbiamo portare a casa ora sono i consistenti risultati del primo trimestre 2018 e la trasformazione che sostiene gli obiettivi del piano».

Dopo 6 mesi di trattative altalenanti con i sindacati l'azienda forza la mano e presenta al Ministero del lavoro la richiesta di Cassa integrazione guadagni straordinaria per 29.736 lavoratori su 44.172 dipendenti. Due anni di contratti di solidarietà e prepensionamenti non sono bastati e al termine dei 12 mesi, secondo il piano di riorganizzazione dell'azienda, resteranno comunque 4.500 esuberi potenziali che solo in parte potranno essere gestiti usando gli ammortizzatori come il prepensionamento e l'articolo 4 della legge Fornero. Per semplificare, davanti alla comunità finanziaria internazionale Genish stima 2.800 'full time equivalent' e il direttore finanziario Piergiorgio Peluso stima «un contributo di 100 milioni sull'intero anno».

Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil «respingono in maniera netta questa scelta» e chiedono di «riaprire un confronto che riconsegni un clima di ordinarietà delle relazioni sindacali». «Modalità unilaterali non risolvono i problemi e alimentano lacerazioni e conflitto» scrivono in una nota le tre sigle criticando le «strategie che antepongono alla prospettiva industriale dell'azienda l'utilizzo improprio di strumenti per esclusive finalità di risparmio nel brevissimo periodo».
Ma l'ad di Tim sottolinea la mancanza di collaborazione dei sindacati che ha «costretto» l'azienda a mettere in campo la cassa integrazione: «Rendere l'azienda unica responsabile è chiedere troppo» ha detto parlando agli analisti.


Genish ha ribadito poi il sostegno del cda al management: «È chiaro, è così e mi sento molto sicuro di andare avanti con quello che dobbiamo fare». In cda nessun conflitto d'interessi, «in nessuna direzione - ribadisce Genish - E il presidente (risponde a chi gli fa notare che Fulvio Conti era stato ceo di Enel, azionista di Open Fiber, ndr) ha qualifiche elevatissime, non ho dubbi sui suoi interessi: vuole creare valore per Tim e solo per Tim. Lo scenario è molto più semplice di quanto si possa credere».

Eppure al socio di maggioranza Vivendi sembra non bastare. Da Parigi si dice «preoccupata» dalla nuova governance e agita lo spettro di una nuova assemblea per tentare un nuovo ribaltone, forte del suo 23,9% del capitale: «il rischio di smantellamento e di una governance che non tenga conto degli interessi degli azionisti, può indurre Vivendi a considerare, come consentito dalla legge, di richiedere la convocazione di un'Assemblea per proporre la riorganizzazione del Consiglio di amministrazione».


Il consolidamento è un altro tema che preme al mercato: Tim Brasile «non è in vendita» mentre Sparkle potrebbe anche esserlo, risponde Genish, «anche se la vicenda del golden power mostra come possa essere più complesso di quanto non avevamo immaginato». Per quanto riguarda la Rete ribadisce che dopo la creazione di una Netco «potremo in futuro considerare anche l'Ipo ma non vogliamo perdere il controllo o deconsolidare l'asset».
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