Il sistema non è nuovo. Viene già utilizzato a Berlino. E anche in Inghilterra , dove i meravigliosi prati di molti castelli sono tenuti in perfetta forma da pecore british. Dunque non c’è da stupirsi se anche a Roma viene ipotizzata questa curiosa soluzione ecologica.
Resta un dubbio, tuttavia. Ennio Flaiano avrebbe forse chiosato che mentre le pecore in Scozia suonano bene, per anticonformismo e tradizione campagnola, a Roma invece suonano come un rimedio da ultima spiaggia. Non se la prenda l’assessore Montanari, ma le pecore, a Roma, fanno subito pensare ad una soluzione all’abbacchio. Insomma, c’è qualcosa di comico e allo stesso tempo di stridulo nel voler affrontare una emergenza che andrebbe risolta dagli addetti ai Giardini con qualche gregge in affitto.
Noi romani sappiamo bene che le emergenze legate alle piante sono all’ordine del giorno. Qui a Roma , ogni settimana, leggiamo di alberi che crollano, sfondano automobili, travolgono passanti, con il rischio perenne di ricorrenti tragedie. Si dirà: le pecore le usiamo perché gli addetti alla manutenzione sono tutti impegnati a risolvere proprio i problemi dei pini pericolanti. Lo sono? Dal resoconto delle cronache non ci pare.
Insomma, Flaiano a parte, di fronte ad una vera emergenza l’idea della giunta ha un po’ il sapore della scorciatoia. Comunque, usare gli animali va benissimo. Proviamoci. Tenendo a mente che i cittadini poi giudicano. Perché non sono né pecore né asini.
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