I parti sospetti a Kiev: si rafforza la pista dei neonati in vendita

I parti sospetti a Kiev: si rafforza la pista dei neonati in vendita
di Valentina Errante
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Giovedì 17 Maggio 2018, 00:04 - Ultimo aggiornamento: 19:56
A Roma gli indagati sono una decina. Mamme e papà che, dopo un viaggio a Kiev sono tornati con un bambino, o due gemelli, da registrare all’anagrafe. Ma dalla procura della Capitale, dove sono arrivate le segnalazioni dell’ambasciata italiana, i fascicoli sono stati trasmessi anche agli uffici giudiziari di mezza Italia. Perché le coppie che, secondo la versione ufficiale, si trovano casualmente a partorire in Ucraina, non partono solo da Roma. L’inchiesta della capitale punta a verificare se i bambini siano figli di almeno uno dei due genitori dichiarati, e quindi nati da un utero in affitto (pratica vietata in Italia), o se le dichiarazioni davanti gli impiegati dell’anagrafe non siano del tutto false e i neonati, registrati come figli, non siano addirittura “comprati” all’estero. Una circostanza che potrebbe portare la procura a ipotizzare anche il reato di tratta di esseri umani. 

LE PERIZIE
Il procuratore aggiunto Maria Monteleone, a capo del pool di pm che si occupano di reati che riguardano i minori, ha deciso di andare fino in fondo e capire cosa accada a Kiev. E così ha deciso di disporre le perizie sul dna dei bambini e confrontarlo con quello dei genitori, per chiarire se almeno uno di loro sia il papà o la mamma di quei neonati. Le cinque coppie indagate, per le quali attualmente è stato ipotizzato il falso, attraverso l’alterazione dello stato civile, potrebbero a questo punto trovarsi accusate del gravissimo reato di tratta di esseri umani. Non si esclude infatti che il viaggio a Kiev delle coppie non fosse finalizzato proprio a incontrare qualcuno disposto a “vendere” il bambino e a concludere un affare. 

LE SEGNALAZIONI
Nei verbali, che le autorità italiane in Ucraina hanno inviato in procura, le coppie non svelano mai il motivo della trasferta. A casa tornano comunque con documenti inoppugnabili, convalidati dalla diplomazia italiana, secondo i quali i bambini, nati a Kiev, hanno due genitori naturali. E come tali vengono registrati dall’Anagrafe. A Roma come a Milano o a Palermo. A destare i sospetti sono quelle segnalazioni della diplomazia, che danno la misura di un fenomeno. Cifre che non possono essere il frutto della casualità: circa 250 casi dal 2009. La procura di Roma esclude, almeno al momento, che possa esserci un’organizzazione che intercetti gli aspiranti genitori e organizzi una trasferta. Con pacchetto tutto compreso. Circa quattro anni fa, il pm Francesco Scavo aveva individuato un’associazione a delinquere che si occupava di organizzare il viaggio e trovare, in Ucraina, donne disposte ad affittare l’utero. L’ipotesi era di associazione a delinquere, ma la vicenda giudiziaria aveva trovato parecchi ostacoli. Non ultimo il fatto che il reato non si sarebbe consumato in Italia ma all’estero e la procura di Roma non avrebbe avuto competenza per procedere.

L’OFFERTA
Le richieste di maternità surrogata in Ucraina sono aumentate del mille per cento negli ultimi due anni. Ogni anno sono circa 500 le donne che decidono di portare a termine una gravidanza per partorire bambini ”non propri”. I pacchetti vengono offerti su Google, si va da un costo di 34mila euro a un massimo di 46mila. Nulla a che vedere con i prezzi Usa. La madre surrogata, «non avrà alcun diritto a riguardo ed il suo nome non comparirà sul certificato di nascita». Ma le condizioni obbligatorie per il programma di maternità surrogata prevedono le «indicazioni mediche e il materiale genetico di almeno uno dei futuri genitori». Secondo l’offerta, i bambini non sono in vendita. 
 
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