Gaza, 61 palestinesi uccisi. E una neonata muore per i gas lacrimogeni. Turchia espelle ambasciatore israeliano

Gaza, 61 palestinesi uccisi. E una neonata muore per i gas lacrimogeni. Turchia espelle ambasciatore israeliano
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Martedì 15 Maggio 2018, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 19:48

Si aggrava il bilancio delle vittime negli scontri a Gaza esplosi in concomitanza con l'inaugurazione della nuova ambasciata Usa a Gerusalemme. È salito a 61 il numero dei manifestanti palestinesi uccisi durante la rivolta contro l'esercito israeliano lungo la barriera difensiva tra la Striscia e lo stato ebraico. Lo dice il ministero della Sanità della Striscia riferito dai media palestinesi. 

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Ci sono sette palestinesi che avevano meno di 18 anni tra le vittime degli scontri. E tra questi sette ci sono una neonata di otto mesi e un 14enne: lo ha confermato un funzionario del ministero della Salute di Gaza citato dall'agenzia di stampa Dpa. La neonata, identificata come Leila al-Ghandour, è morta dopo aver inalato gas lacrimogeni, mentre gli altri - secondo la denuncia del ministero - sono stati uccisi dal fuoco israeliano. Il bilancio delle vittime della giornata ieri è di almeno 59 palestinesi morti.

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La reazione dell'Europa. L'ambasciatore israeliano in Turchia Eitan Naeh è stato convocato al ministero degli Affari esteri turco ad Ankara e gli è stato chiesto di lasciare il Paese «a causa dei morti» a Gaza. Lo riferisce Haaretz. Sempre la Turchia ha preparato un «ponte aereo» per poter ricevere i manifestanti palestinesi rimasti feriti ieri dai soldati israeliani alla barriera di confine tra la Striscia di Gaza e lo Stato ebraico. Lo ha annunciato il ministro della Sanità turca Ahmet Demircan, spiegando che la Turchia è pronta a trasportare nel Paese i palestinesi feriti e che sta aspettando che siano conclusi i negoziati in tal senso. Citato dall'agenzia di stampa Anadolu, Demircan ha spiegato che i feriti stanno rischiano molto a Gaza a causa del sistema sanitario insufficientemente in grado di rispondere all'emergenza. 
Anche il Belgio ha convocato l'ambasciatore d'Israele, Simona Frankel, dopo l'intervista shock rilasciata stamattina in cui la diplomatica ha affermato che le 55 vittime degli scontri a Gaza erano tutti terroristi. «Si possono sentire molte cose, ma ci sono dei limiti», ha detto il ministro degli Esteri belga Didier Reynders. L'ambasciatore, intervistata dalla radio pubblica La Première, aveva detto: «Mi dispiace molto per ogni essere umano deceduto anche se sono dei terroristi, 55 terroristi che vengono vicino alla barriera di confine per cercare di passare sul territorio israeliano». «Ascoltare che tutte le persone che sono state uccise erano dei terroristi, questo supera la ragione», ha affermato il ministro degli Esteri, denunciando l'uso sproporzionato della forza fatto da Israele. «L'idea della proporzionalità è chiara, non c'è stato alcun ferito da parte di Israele», ha concluso Reynders. 
Pure il ministero degli Esteri irlandese ha convocato stamani l'ambasciatore israeliano a Dublino. Lo ha annunciato in un comunicato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Emmanuel Nahshon, precisando che Israele, dal canto suo, non ha convocato l'ambasciatore irlandese. Stando alla stampa israeliana, anche questa convocazione giunge in seguito ai violenti scontri cui si è assistito ieri a Gaza. 

Il ministro israeliano della Sicurezza Pubblica, Gilad Erdan, intervistato dal sito Ynet all'indomani delle violente manifestazioni al confine di Gaza, ha detto che
è tempo di riprendere «gli omicidi mirati dei leader di Hamas». «È tempo che i vertici di Hamas paghino un prezzo personale per aver organizzato questi attacchi terroristici. I leader di Hamas, Yahya Sinwar e gli altri, dicono di volersi far uccidere vicino alla barriera del confine, accontentiamoli», ha detto il ministro, precisando tuttavia che si tratta di un'opinione personale. «Dobbiamo tornare agli omicidi mirati, loro devono tornare a nascondersi sotto terra e a temere per le loro vite, non organizzare le masse per compiere attacchi terroristici», ha aggiunto il ministro, che siede nel gabinetto ristretto di sicurezza del governo israeliano.

Intanto il movimento islamico di Hamas ha fatto un appello a una nuova Intifada per vendicare i 61 palestinesi che hanno perso la vita ieri. «La reazione naturale alla morte delle persone che stavano protestando pacificamente dovrebbe essere una Intifada araba e islamica», ha detto il numero due di Hamas, Khalil al-Hayya. «La risposta palestinese deve essere chiara a Gaza e in Cisgiordania. Non c'è altra scelta, se non mettere a fuoco e fiamme Gaza e la Cisgiordania in risposta di quello che è successo», ha proseguito al-Hayya. 

«Hamas sta monitorando le manifestazioni e si erge come scudo per loro» che protestano, ha aggiunto. Parlando da un accampamento al confine, Al-Hayya ha ricordato che le proteste di ieri coincidono con il «crimine deplorevole di trasferire l'ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme». «Il nostro popolo ha risposto a questa nuova aggressione sionista-americana e hanno segnato con il loro sangue la mappa del ritorno», ha dichiarato l'esponente di Hamas. Sono circa 40mila i palestinesi che ieri hanno manifestato alla barriera di confine tra la Striscia di Gaza e Israele, fino a quando alle 17 e 30 Hamas ha ordinato a tutti di tornare a casa. Oltre ai 59 morti, oltre 1.200 sono stati feriti e altri 1.200 sono stati intossicati dai gas lacrimogeni.

 


Caccia israeliani hanno colpito 11 bersagli di Hamas nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. L'annuncio è arrivato dalle forze di difesa israeliane: due postazioni di Hamas sono inoltre state colpite dal fuoco dei tank, ha annunciato la stessa fonte. «Le forze di difesa israeliane continueranno ad operare con determinazione per prevenire attentati terroristici che sono ampiamente stati orchestrati dall'organizzazione terroristica Hamas», recita una dichiarazione dell'esercito. «Ogni attività terroristica riceverà una dura risposta».

Il Cremlino. La situazione a Gaza è fonte di «profonda preoccupazione». Lo ha detto il portavoce presidenziale russo Dmitri Peskov, sottolineando che fin dall'inizio Mosca ha espresso preoccupazione per questa decisione degli Stati Uniti che potrebbe sollevare tensioni in Medio Oriente. «Sfortunatamente, questo è quello che è successo: la morte di decine di palestinesi non può che causare profonda preoccupazione», ha detto. «Abbiamo tenuto d'occhio la situazione e crediamo ancora che tutte le parti, in particolare i membri del Quartetto (Russia, Stati Uniti, Nazioni Unite e Unione Europea) dovrebbero astenersi da azioni che potrebbero aumentare le tensioni», ha sottolineato il portavoce del Cremlino. 

Medici senza frontiere. «Quello che è successo ieri a Gaza è inaccettabile e inumano». A esprimersi così è Medici Senza Frontiere, che in un comunicato condanna gli scontri in corso. «Nella sola giornata di ieri le nostre équipe chirurgiche hanno effettuato oltre 30 interventi, il lavoro è continuato tutta la notte e le attività proseguono in vista delle manifestazioni di oggi. Quello che è successo ieri è inaccettabile e inumano. È insopportabile vedere un così grande numero di persone disarmate che vengono colpite dagli spari in così poco tempo», dichiara Marie-Elisabeth Ingres, rappresentante di MSF in Palestina. «Questo bagno di sangue - prosegue Msf - è un nuovo risultato della politica messa in atto dall'esercito israeliano nelle ultime sette settimane: sparare con proiettili veri contro i manifestanti, con il presupposto che chiunque si avvicini alla barriera di confine è un obiettivo legittimo». Anche il presidente della Croce Rossa Internazionale Peter Maurer si è detto «molto preoccupato dal bilancio crescente di morti e feriti a Gaza. I soccorsi di emergenza - sottolinea su Twitter - e i servizi sanitari sono sopraffatti». Anche Amnesty International ha espresso su Twitter la condanna per i fatti di Gaza. «Questo è un altro esempio terribile dell'uso eccessivo della forza e dei proiettili veri da parte dell'esercito israeliano - si legge -. È una violazione dei diritti umani e degli standard internazionali».

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