Gaza, 55 palestinesi uccisi e 2.400 feriti negli scontri dopo l'apertura dell'ambasciata Usa a Gerusalemme

Inferno Gaza, la protesta dei palestinesi: oltre 50 uccisi dall'esercito israeliano
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Lunedì 14 Maggio 2018, 11:12 - Ultimo aggiornamento: 22:10

L'esercito israeliano ha ucciso oggi 55 palestinesi nel giorno in cui a Gerusalemme è stata aperta l'ambasciata americana, trasferita da Tel Aviv, e lo stato ebraico ha festeggiato i suoi 70 anni. Violentissimi scontri hanno infiammato il confine tra Gaza e Israele, con un bilancio di morti e feriti che continua drammaticamente a crescere ora dopo ora. I feriti sono oltre 2.400 (per lo più intossicati da gas lacrimogeni), di cui 27 versano in condizioni gravi.

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Quello di oggi è lo scontro più sanguinoso tra Hamas e Israele dalla guerra del 2014. Un conflitto generato dall'intenzione di Hamas di oltrepassare il confine dello Stato ebraico e dalla risposta durissima di Israele, determinato a impedirlo ad ogni costo. Due fatti che hanno calamitato l'attenzione mondiale, a partire dal gruppo terroristico al-Qaeda, che ha chiamato i musulmani al Jihad contro l'America di Trump e Israele. Mentre il presidente palestinese ha denunciato che gli Usa a Gerusalemme non hanno aperto un'ambasciata «ma un avamposto», alludendo ai coloni israeliani, e annunciando per domani lo sciopero generale dei Territori in protesta per gli uccisi a Gaza.

L'intero mondo arabo d'altra parte si è schierato contro la mossa americana, condannando i fatti di Gaza. Ma anche l'Ue, la Russia e l'Onu hanno preso le distanze dalla cerimonia di Gerusalemme. «Il regime israeliano - ha tuonato il ministro degli esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif - massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto». Il premier Benyamin Netanyahu ha ribattuto che Israele «continuerà ad agire fermamente per proteggere la sua sovranità e i suoi cittadini». «Hamas - ha insistito - sostiene che intende distruggere Israele e invia migliaia di persone a violare la barriera difensiva per realizzare questo obiettivo». Con lui si è schierata in serata la Casa Bianca, attribuendo ad Hamas tutta la responsabilità dei morti.

Negli stessi momenti in cui veniva aperta l'ambasciata al confine con Gaza lo scontro era al culmine, e anche in Cisgiordania si sono verificati incidenti. Fin dalla mattina i primi manifestanti palestinesi si sono avvicinati ai reticolati con l'intenzione di tagliare il filo spinato per andare oltre la frontiera. Aerei israeliani hanno lanciato volantini in arabo nel tentativo di dissuadere i dimostranti: «Non lasciate che Hamas vi usi cinicamente come suoi pupazzi».

Sul campo la situazione è via via peggiorata con il passare delle ore. Oltre 40mila manifestanti per l'esercito, circa 100mila per Hamas, si sono scontrati con i soldati in 13 punti di attrito lungo tutta la Striscia: sassi, molotov, ordigni esplosivi contro lacrimogeni e tiratori scelti israeliani. L'esercito dello Stato ebraico ha fatto sapere di aver colpito con un raid aereo «cinque obiettivi terroristici di Hamas» a Jabaliya, nel nord della Striscia, e di aver sventato un attentato presso Rafah, nel sud, uccidendo tre palestinesi.

Finita la cerimonia a Gerusalemme, lo scontro è terminato: i dimostranti palestinesi hanno cominciato ad abbandonare il confine rientrando nella città di Gaza con autobus messi a loro disposizione da Hamas. Ma domani, come annunciato dalla stessa Hamas, è possibile che le proteste si ripetano in occasione della ricorrenza della "Nakba", la "Catastrofe" con cui i palestinesi ricordano la nascita dello stato di Israele. Lo stesso giorno in cui Trump ha voluto inaugurare la sua ambasciata a Gerusalemme.

 


Riunione Lega araba Il segretario generale aggiunto della Lega araba con delega per la questione palestinese e i territori occupati, Said Abou Ali, «ha fatto appello a un intervento internazionale urgente per fermare l'orribile massacro perpetrato dalle forze di occupazione israeliane contro i palestinesi, in particolare nella Striscia di Gaza». Lo ha riferito una nota diffusa al Cairo. È stata convocata intanto per mercoledì prossimo al Cairo una riunione straordinaria della Lega Araba per discutere del trasferimento dell'ambasciata Usa in Israele a Gerusalemme. La riunione, ha precisato la fonte, sarà a livello di rappresentanti permanenti dei paesi membri della Lega Araba e avrà l'obiettivo di «contrastare la decisione illegale degli Stati Uniti di trasferire la loro ambasciata a Gerusalemme».

No dell'Anp «La dichiarazione relativa a Gerusalemme del presidente degli Stati Uniti e la sua decisione di trasferirvi la ambasciata Usa il 14 maggio sono una flagrante violazione del diritto internazionale ed un gesto irrispettoso verso i valori centrali di giustizia e di moralità »: lo ha detto il premier dell'Anp Rami Hamdallah rilevando che proprio domani i palestinesi ricorderanno solennemente la ricorrenza della Nakba.

L'appello della Francia  La Francia «lancia un nuovo appello alle autorità israeliane a dar prova di discernimento e moderazione nell'uso della forza, che deve essere strettamente proporzionato». In una dichiarazione, il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, chiede a «tutti i protagonisti di dar prova di responsabilità per prevenire una nuova fiammata» di violenze. Ad Israele, Parigi «ricorda il dovere di protezione dei civili, in particolare dei minori, e il diritto dei palestinesi di manifestare pacificamente».

La Francia ribadisce la sua «disapprovazione» al trasferimento dell'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme e chiede a Israele di dare prova di «moderazione» dopo i violenti scontri di oggi al confine con la Striscia di Gaza, costati finora la vita a oltre 40 palestinesi. La decisione di trasferire l'ambasciata, ha dichiarato in una nota il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian, «viola il diritto internazionale, in particolare le risoluzioni del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale dell'Onu». 

La condanna della Turchia «Questo è un crimine contro l'umanità» di cui «gli Usa sono corresponsabili» con Israele. Lo ha detto il premier turco, Binali Yildirim, sui morti a Gaza. «È una carneficina, la condanniamo con forza - ha aggiunto il capo del governo di Ankara - È inaccettabile che gli Stati Uniti, che dicono di proteggere la pace nel mondo ed essere dei mediatori, siano parte di questo massacro». La Turchia ha richiamato per consultazioni i suoi ambasciatori in Usa e Israele. Lo ha annunciato il portavoce del governo di Ankara, che ha inoltre decretato 3 giorni di lutto nazionale.


 

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