Porto d'armi, averlo sarà più difficile: stretta sulle licenze, direttiva Ue

Porto d'armi, averlo sarà più difficile: stretta sulle licenze, direttiva Ue
di Valentina Errante
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Sabato 12 Maggio 2018, 08:17 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 16:11
Un sistema per tracciare armi e munizioni, con l'istituzione di una piattaforma informatica che consenta lo scambio di informazioni tra i Paesi membri e la riduzione da sei a cinque anni delle licenze di tiro a volo e di caccia. Ieri, in esame preliminare, il consiglio dei ministri ha recepito la direttiva Ue del 2017. Il decreto integra la disciplina già esistente sulla detenzione e l'acquisizione di armi destinate all'uso civile. Non riguarda ovviamente le forze dell'ordine, né l'esportazione, l'importazione e il transito dei materiali di armamento. E solo parzialmente chiunque abbia un porto d'armi.

Ma l'approvazione, voluta dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal ministro dell'Interno Marco Minniti, non è definitiva. Il testo dovrà tornare alle commissioni (non ancora formate) dove potrebbe subire altre modifiche e poi, ancora, superare un esame del consiglio dei ministri che, a questo punto, sarà sicuramente quello di prossima nomina. Di certo, per quanto sulla materia le politiche della Lega siano distanti da quelle del governo uscente, i ritocchi al decreto non potranno essere sostanziali. Le direttive Ue non possono essere applicate parzialmente e prevedono obiettivi che, i governi nazionali, devono comunque rispettare.

LA TRACCIABILITÀ
Le nuove misure prevedono un sistema di tracciabilità delle armi, che impone di conoscere in modo certo la data di fabbricazione e distruzione di ciascuna arma da fuoco, stabilendo precise regole tecniche per la loro disattivazione. Inoltre viene introdotto il concetto di arma camuffata, cioè qualunque arma fabbricata o trasformata in modo da assumere le caratteristiche esteriori di un altro oggetto, chiarendo che tali strumenti sono assolutamente vietati.

TEMPO
La direttiva Ue alla quale l'Italia dovrebbe adeguarsi in tempi stretti riduce da sei a cinque anni la durata la persistenza dei requisiti psicofisici, per i quali oggi basta un semplice certificato medico, ma riguarda solo le licenze di tiro a volo e caccia di nuova emissione. I collezionisti di armi antiche e i titolari di porto d'armi sono esclusi. In caso di mancata presentazione del certificato il prefetto potrà vietare la detenzione. Vale per tutti, invece, la nuova regola: chiunque chieda il nulla osta all'acquisto di armi o ne abbia a qualunque titolo la disponibilità sarà obbligato a produrre, all'atto del ritiro del documento, un'autocertificazione con la quale si attesti di aver avvisato i familiari conviventi maggiorenni, compreso il convivente more uxorio, dell'avvenuto rilascio dei documenti necessari per l'acquisizione della disponibilità dell'arma. La mancata produzione dell'attestazione comporta l'impossibilità di acquisire il permesso.

LA REAZIONE
Ad accogliere positivamente il decreto è Daniele Tissone, segretario generale del Silp-Cgil. «Il recepimento da parte del governo in carica della direttiva europea in materia di armi, datata marzo 2017 - commenta - è un fatto estremamente positivo per la sicurezza dei cittadini, perché nel nostro Paese ci sono troppe armi in giro e maglie troppo larghe per chi detiene pistole e fucili non legati al porto d'armi per legittima difesa». E aggiunge: «Tre anni fa, Silp-Cgil è stato l'unico sindacato di polizia italiano convocato al Parlamento Europeo a Bruxelles, per un' audizione relativa a questa direttiva, allora in fase di emanazione La necessità di disciplinare in maniera coerente e unitaria, nel Vecchio Continente, il controllo, l'acquisizione e la detenzione delle armi, soprattutto perché viviamo in emergenza terrorismo costante, è e deve restare una priorità».
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