"Come una specie di sorriso": al Brancaccio Neri Marcorè canta Fabrizio De Andrè

Neri Marcorè
di Fabrizio Zampa
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Domenica 6 Maggio 2018, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 14 Maggio, 08:32
«Come una specie di sorriso è un verso bellissimo di una delle canzoni più amate di Fabrizio De Andrè, Il pescatore, e anche il modo con cui è nato lo spettacolo: con un pizzico di ironia, senza prendermi troppo sul serio, senza pensare di fare lo chansonnier ma con la voglia di cantare insieme al pubblico i brani di De André che ho scelto seguendo il mio gusto e quel frammento di testo»: così Neri Marcorè, 51 anni, marchigiano di Porto Sant’Elpidio, attore raffinato ma anche imitatore, doppiatore, conduttore televisivo, cantante, chitarrista e appassionato di musica, riassume lo show con cui sta girando l’Italia da tre anni (l’ha proposto ovunque e in diverse versioni, come, per dirne una, quella di tre anni fa a Taormina insieme all’Orchestra Sinfonica Siciliana) nel quale ripropone una serie di canzoni di Fabrizio De Andrè e che per due sere, mercoledì 9 e giovedì 10 maggio, è in cartellone a Roma al teatro Brancaccio.

Reduce da diversi omaggi al cantautore genovese scomparso 19 anni fa e a diversi suoi colleghi, da Quello che non ho (spettacolo di teatro-canzone con brani di Fabrizio, Massimo Bubola, Ivano Fossati, Mauro Pagani e Francesco De Gregori) a lavori sui Beatles (come Beatles Submarine, fatto insieme alla Banda Osiris), a show sulle canzoni di Giorgio Gaber (Un certo signor G) e così via, Marcorè si pone e pone alle platee domande sulla nostra epoca, «in precario equilibrio tra ansia del presente e speranza nel futuro». Insomma è uno che ama ragionare, e che rilegge in un modo molto personale ma anche molto chiaro la lucida poesia di Fabrizio De Andrè e i suoi sguardi sul mondo.

Nonostante abbia meritatamente conquistato la qualifica di mattatore dello spettacolo, Neri quando sale in palcoscenico è una figura molto anti-spettacolo, come dire che è tutto tranne che un mattatore, e spiega così l’operazione Come una specie di sorriso: «Mi piacciono le sue musiche e i suoi testi, che offrono un punto di vista molto particolare: Fabrizio era un uomo senza pregiudizi, sempre dalla parte dei più deboli, degli oppressi, delle minoranze e dei diversi, senza barriere mentali. E la scelta delle canzoni è, lo ripeto, fatta con gusto molto personale. Non ci saranno i pezzi più famosi, quelli della prima linea come Il pescatore, Marinella, La guerra di Piero: ho preferito brani proposti meno di frequente, da Giugno 73 a Il testamento di Tito, Hotel Supramonte, Amore che vieni, amore che vai, Le acciughe fanno il pallone, Se ti tagliassero a pezzetti».

On the road dai primi anni Novanta, Marcorè confessa che «quando mi sono messo a fare musica, quando a 12 anni cantavo i pezzi dei Bee Gees e più avanti ho cominciato a fare il verso a tutti, a partire da Mina, c’era un po’ di sorpresa: molti mi conoscevano come attore, anche grazie ai tanti film che ho fatto, da queli con Pupi Avati in poi, ma non tutti sapevano che canto e suono, e si stupivano di trovare sul palco un musicista che non lo fa per professione. Il fatto è che mi piace sbaragliare le carte, seminare in tanti campi, perché etichette e compartimenti stagni mi fanno venire il prurito: chi fa l’attore è un arcobaleno che in certi passaggi può avere più rosso o più indaco, a seconda delle giornate».

A rendere più preziosa la costruzione dello show su De Andrè pensano i musicisti che sono al suo fianco, dallo Gnu Quartet (formazione che ha già collaborato con Subsonica, Afterhours, PFM, Gino Paoli, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Motel Connection e molti altri: sono Stefano Cabrera al violoncello, agli arrangiamenti e all’orchestrazione, Roberto Izzo al violino, Raffaele Rebaudengo alla viola e Francesca Rapetti al flauto) agli altri musicisti (Simone Talone alle percussioni, Domenico Mariorenzi alla chitarra e le voci di Flavia Barbacetto e Angelica Dettori. Se vi va di soprendervi ancora una  volta con la musica e la poesia di Faber, beh, è un'occasione da non mancare.

Teatro Brancaccio, via Merulana 244, mercoledì 9 e giovedì 10, ore 21
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