L'Italia vieta la concia dei semi di mais con neonicotinoidi dal 2008 e più di recente anche Canada e Usa li hanno messi sotto esame. I neonicotinoidi sono un dilemma per l'agricoltura. Da un lato considerati strumenti efficaci per proteggere le colture contro gli insetti infestanti, dall'altro si trovano sul banco degli imputati per il loro impatto sugli insetti impollinatori, che svolgono un lavoro fondamentale per l'esistenza stessa dell'agricoltura. E il bando Ue continua a dividere. Esultano le Ong ambientaliste, con alcune di queste che hanno manifestato stamattina davanti alle istituzioni europee. Franziska Achterberg di Greenpeace Europa definisce la decisione Ue una «grande notizia per gli insetti impollinatori e l'ambiente».
Per il Wwf si tratta di un «primo e importante passo avanti» ma «è necessario continuare la battaglia affinché si arrivi al bando totale». «Oggi gli Stati membri dell'Ue si sono messi dal lato giusto della storia», commenta il presidente di Slow Food Carlo Petrini e di «decisione storica per il presente e il futuro dell'apicoltura italiana ed europea» parla il presidente della Federazione apicoltori italiani Raffaele Cirone (Confagricoltura). L'eurodeputato Paolo De Castro vede «uno scatto in avanti per rafforzare lo sviluppo del settore».
Mentre Coldiretti invoca il blocco delle importazioni «di prodotti stranieri trattati con i principi attivi sotto accusa», il presidente del Copa-Cogeca Joachim Rukwied vorrebbe «più studi sui semi trattati per la barbabietola da zucchero e altre colture non infiorescenti, per le quali a nostro avviso non c'è un vero rischio per le api».
Il Belgio ha già annunciato che chiederà la deroga per l'uso proprio sulle barbabietole, e nel lungo dibattito sulla decisione anche altri paesi hanno espresso la stessa posizione. Bayer e Syngenta, le aziende produttrici dei neonicotinoidi, hanno denunciato la commissione europea in Corte di giustizia Ue, con la sentenza data per imminente. «Col giudizio della Corte previsto per il 17 maggio - si legge in una nota dell'associazione europea per la protezione delle colture - la decisione è prematura e sgradita, anche se non del tutto inattesa».
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