In Italia bocciato per condotta soltanto lo 0,1% degli studenti

In Italia bocciato per condotta soltanto lo 0,1% degli studenti
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 20 Aprile 2018, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 20:05

Lo 0,1 per cento. Questa percentuale aiuta a capire perché ogni giorno c’è un insegnante umiliato, minacciato, perfino colpito, immancabilmente filmato, senza che il sistema scuola dia una risposta credibile. Lo 0,1 per cento rappresenta gli studenti che hanno ricevuto il 5 in condotta, che significa bocciatura a fine anno.

Su 1,9 milioni studenti delle superiori (la statistica del Miur comprende gli iscritti dal primo al quarto anno), solo 1.835 sono stati sanzionati con il 5 in condotta nell’anno scolastico 2016/17. Ieri la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, ha lanciato un appello: «Chi ricorre alla violenza verbale o fisica nei confronti di professoresse e professori va sanzionato con sospensione dalle lezioni per periodi di tempo diversi a seconda della gravità delle azioni compiute e, nei casi più gravi, anche con la non ammissione allo scrutinio finale».

LA SEGNALAZIONE 
Nei casi più violenti (ma non così rari) la strada obbligata è quella della segnalazione alla procura. «Se un professore viene aggredito, il preside che fa denuncia fa omissione di atti d’ufficio. Ma in molti casi si mette tutto a sopire. Sbagliando. E non si fa il bene del ragazzo», racconta Mario Rusconi, presidente dell’Associazione presidi del Lazio. Anche perché lo studente che oggi insulta e minaccia il prof in favore di iPhone e Galaxy, tra qualche anno aggredirà l’autista del bus o si metterà nei guai in una rissa per il parcheggio.

A Genova un preside di una scuola media, per una storia dai contorni differenti, ha avuto il coraggio di denunciare: le foto di una ragazzina seminuda sono state condivise dal fidanzato sulla chat di classe, il preside ha avvertito la polizia postale. Si dirà: esistono altri strumenti per frenare il bullismo contro i docenti o contro i compagni. C’è la sospensione, anche per tutto l’anno. Ma quasi mai si ricorre a questa punizione.

Come è possibile? Chi conosce bene i meccanismi della scuola italiana indica un nemico inatteso: i Tar. Sì, perché quando, nei casi più delicati, si decide il 5 in condotta, mamma e papà quasi mai si schierano con la scuola, quasi sempre difendono il pupo e vanno dall’avvocato. Tribunale amministrativo, consiglio di stato, spese legali, grattacapi: di fronte a questo incubo l’insegnante preferisce chinare la testa. Racconta la vicepreside del Liceo Amaldi di Tor Bella Monaca (periferia di Roma), Adelaide Granese: «Noi siamo fortunati, perché nel nostro liceo i ragazzi quasi mai superano certi limiti. Però c’è un dato che mi sorprende sempre: magari con educazione, ma nel 99 per cento dei casi i genitori in caso di problemi si schierano sempre con i ragazzi, anche se hanno sbagliato. Vent’anni fa sarebbe stato impensabile».

NON SOLO LE SUPERIORI
La nuova frontiera è alle scuole medie, dove gli episodi aggressioni nei confronti dei docenti sono meno cruente, ma comunque più difficili da arginare. Non ci sono solo i casi di Lucca e di Velletri (il video è del 2017, uno studente minacciò l’insegnante con un «Professorè te faccio scioglie in mezzo all’acido»): negli ultimi mesi gli episodi sono molteplici e riguardano anche le medie, come quello avvenuto in febbraio in un paese del Cesenate dove un ragazzino ha sferrato un pugno in faccia a un’insegnante. Sempre a febbraio e sempre alle scuole medie, in provincia di Piacenza un ragazzino ha colpito più volte una professoressa che è finita al pronto soccorso. In una scuola superiore di Alessandria una professoressa disabile è stata circondata, umiliata, immobilizzata con il nastro isolante e, come prevede ormai il triste rituale, i ragazzini, quindicenni, hanno fatto il solito video.

Osserva Roberta, 50 anni, madre di un ragazzo che frequenta il liceo: «In generale c’è minore rispetto per l’autorità, le figure che dovrebbero incarnarla (noi genitori, gli insegnanti, ma non solo) hanno perso autorevolezza, preferiscono porsi su un piano paritario invece di esercitare il dovere di educatori». Da non dimenticare: le punte dell’iceberg, per quanto numerose, sono comunque minoranza; i ragazzi italiani e la scuola in genere sono migliori dei video-bulli che viaggiano in rete.

© RIPRODUZIONE RISERVATA