Aggressioni in carcere a Viterbo, il sindacato: «Basta, è un sistema al collasso»

Il carcere di Viterbo
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Giovedì 19 Aprile 2018, 12:06 - Ultimo aggiornamento: 12:12
Due detenuti stranieri, padre e figlio, nel carcere di Viterbo aggrediscono a più riprese gli agenti di custodia: è alta tensione nel penitenziario di Viterbo. «Situazione contenuta e gestita al meglio dal personale di Polizia penitenziaria in servizio», sottolinea il sindacato autonomo del corpo Sappe. 

«E’ stato un pomeriggio da incubo quello di ieri», lo ha definito Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, il più rappresentativo della categoria. «Due detenuti, padre e figlio di origine maghrebina, al rientro dal passeggio e brandendo due lamette si sono scagliati contro il personale di polizia penitenziaria. Gli agenti sono riusciti a bloccare il padre ma il figlio ha preso un estintore nel tentativo di colpirli e poi ha scaricato in faccia ai poliziotti il contenuto dell’estintore stessi. Tre agenti sono dovuti ricorrere al pronto soccorso di Viterbo per le cure tra intossicazione e lesioni varie».

L’evento critico, semrpe secondo il Sappe, è poi continuato nel reparto isolamento, dove il personale stava accompagnando il detenuto più giovane, «che ha estratto una ulteriore lametta per poi ingoiarla. Sono stati bravi i poliziotti penitenziari viterbesi- ha detto Somma - a intervenire tempestivamente, con professionalità, capacità e competenza». Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, esprime apprezzamento e vicinanza al personale in servizio a Viterbo. «Il ministero della Giustizia riconosca loro una adeguata ricompensa - dice Capece - per le eccellenti capacità professionali e umane con le quali hanno gestito l'evento critico, che avrebbe potuto avere peggiori conseguenze».

Il sindacato denuncia la precarietà della situazione penitenziaria nazionale: «Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più. Lo diciamo da tempo, inascoltati: la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati, come la vigilanza dinamica e il regime aperto, dall’aver tolto le sentinelle della Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta, dalla mancanza di personale, dal mancato finanziamento per i servizi anti intrusione e anti scavalcamento».
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