Pillola abortiva, donna muore in ospedale: primo caso in Italia

Pillola abortiva, donna muore in ospedale: primo caso in Italia
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Venerdì 11 Aprile 2014, 09:19 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 12:44
E' il primo caso in Italia e far discutere. ​Una donna di 37 anni morta all'ospedale Martini di Torino dopo un'interruzione di gravidanza tramite la pillola abortiva RU486. Il caso, anticipato stamattina dal quotidiano La Stampa, è stato confermato dalla direzione dell'ospedale. Si tratterebbe del primo episodio del genere in Italia, mentre negli Stati Uniti sono già stati registrati otto casi di intolleranza letale al farmaco. La procura di Torino ha disposto l'autopsia.



Le reazioni Il «padre della pillola abortiva», il ginecologo Silvio Viale, respinge «ogni strumentalizzazione» sul caso. Viale, che dirige il principale servizio italiano per IVG presso l'Ospedale Sant'Anna di Torino, osserva come sono «decine di milioni le donne che hanno assunto la RU486 nel mondo» e «40.000 in Italia». «L'episodio - aggiunge Viale - ricorda la prima e unica morte in Francia nel 1991, agli inizi del suo uso, che indusse a modificare il tipo di prostaglandina per tutti gli interventi abortivi introducendo il misoprostolo (Cytotec). Sono gli altri farmaci, gli stessi che si impiegano per le IVG chirurgiche, i maggiori sospettati di un nesso con le complicazioni cardiache». Viale, nel dirsi addolorato per quanto accaduto, sostiene che si da ora si possa «affermare che non vi è alcun nesso teorico di causalità con il mifepristone (RU486), perchè non ci sono i presupposti farmacologici e clinici. ll mifepristone è regolarmente autorizzato dall'AIFA anche per le IVG chirurgiche del primo trimestre e per le ITG del secondo trimestre, per cui le buone norme di pratica clinica prescriverebbero di utilizzarlo nel 100% delle IVG e, se non è cosi, è solo per motivi politici e organizzativi».



Il primario di Ginecologia. «Non sappiamo cosa sia successo, ma mi sento di escludere che ci siano stati errori, la signora ha fedelmente eseguito tutte le procedure di protocollo per l'interruzione farmacologica di gravidanza». Così Flavio Carnino, primario della Ginecologia del Martini. «Non ci risulta - ha aggiunto il sanitario - che ci fossero condizioni patologiche pregresse che potessero indurci a qualche perplessità nell'effettuare l'interruzione farmacologica di gravidanza e posso confermare che da quando la paziente ha manifestato i primi malesseri è stato fatto tutto il possibile dai ginecologi coadiuvati da anestesisti e cardiologi». Carnino ha quindi ricordato che nel 2013 l'ospedale ha eseguito una sessantina di interruzioni farmacologiche di gravidanza e non si è verificato alcun problema».
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