Diritti tv, accolto il ricorso di Sky: dirette di A in bilico l'anno prossimo

Diritti tv, accolto il ricorso di Sky: dirette di A in bilico l'anno prossimo
di Emiliano Bernardini
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Martedì 17 Aprile 2018, 10:07 - Ultimo aggiornamento: 21:08
Il rischio potrebbe essere quello che la prima, o meglio le prime giornate (tre?) della Serie A 2018-19 restino senza copertura televisiva. Un problema vero per il commissario Giovanni Malagò, così bravo a placare gli animi riottosi dei presidenti in consiglio e che ora dovrà dar prova di esserlo ancor di più cercando di sbrogliare una matassa sempre più ingarbugliata. Ieri il Tribunale di Milano ha sospeso fino al 4 maggio prossimo la procedura di assegnazione dei diritti tv del calcio di Serie A 2018-21, attraverso il bando pubblicato dall'intermediario Mediapro il 6 aprile, accogliendo il ricorso d'urgenza (sabato) promosso da Sky difesa da Marco D'Ostuni e Ferdinando Emanuele.

CRITICITÀ
Cosa succede adesso? Dove si vedranno le partite il prossimo anno? E' questa la domanda più ricorrente degli utenti finali sempre più in confusione. Il primo effetto causato dalla sospensiva è chiaramente lo slittamento dei tempi di assegnazione dei pacchetti. Non è dunque più valida la data del 21 aprile, fissata dai catalani come dead-line per presentare le offerte. E pensare che i dirigenti di Mediapro avevano già messo in conto tempi più lunghi sicuri di andare a trattative private. Invece ora è tutto fermo fino al 4 maggio, quando il Tribunale di Milano entrerà nel merito della questione. «L'unico che sarà danneggiato è il calcio italiano, non crediamo che situazioni come questa siano buone per la sua immagine e stabilità» fanno sapere i vertici catalani.
Ma cosa contesta Sky a Mediapro? Secondo i vertici di Santa Giulia il bando presentato «solleva così tante perplessità da rendere necessario verificarne la legalità prima di presentare importanti offerte». Perché, come tengono a ribadire più e più volte, «la volontà è quella di fare un'offerta importante per continuare a contribuire alla crescita del calcio italiano, garantire il futuro dei club preservando la qualità, la creatività e l'autonomia editoriale e giornalistica».

Secondo Sky, dunque, Mediapro predisponendo pacchetti principali e pacchetti opzionali non agirebbe più da intermediario indipendente, ma diventerebbe un vero e proprio concorrente del mercato violando di fatto il decreto Melandri, e il provvedimento adottato dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato il 14 marzo 2018. Due le criticità: la possibilità di Mediapro di gestire la pubblicità, offrendo un prodotto chiavi in mano e l'assenza nel bando dei prezzi minimi.

CANALE DELLA LEGA
Il rischio concreto è che il tribunale di Milano (giudice Marangoni) invalidi il bando. Uno a zero per Sky e palla al centro. Non è così semplice nemmeno la via per un canale della Lega perché se è vero che l'art.13 della legge Melandri impone, solo e soltanto alla Lega, l'accesso a qualunque piattaforma di terzi a condizioni eque, dall'altro l'emittente di Murdoch potrebbe temporeggiare. A quel punto sarebbe necessario un intervento di Agcom. Tempi lunghissimi.

Non solo problemi con il mercato italiano, perché Mediapro ha difficoltà anche in Spagna nella vendita dei diritti relativi alla Champions e all'Europa League. Gli operatori telefonici hanno prima rispedito al mittente la richiesta e poi hanno mandato deserto il bando di venerdì scorso. In questo clima di totale incertezza resta, invece, la data del 26 aprile come data per presentare la fideiussione da un miliardo di euro più iva come saldo finale. I presidenti di serie A sono già sul piede di guerra e tramite la Lega hanno fatto sapere che «è interesse generale del calcio e dei suoi appassionati, in considerazione dei valori economici e anche sociali in gioco, una definizione rapida di qualsivoglia controversia fra le parti». Già, come farà a questo punto Mediapro? E se tornasse in ballo il famigerato fondo del Qatar? A questo punto tutto può ancora succedere.
 
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