«Ritengo sia una pazzia, una scelta assolutamente negativa per il corretto andamento scolastico. E non mi riferisco solo ai cosiddetti programmi che non vengono portati avanti».
In che senso?
«Ci sono i programmi da svolgere, in base alle indicazioni curriculari, a cui bisogna fare attenzione ovviamente, ma ci sono anche progetti di largo respiro che vengono bruscamente interrotti da queste lunghe pause: la scuola deve essere un luogo in cui si introducono e si vivono esperienze anche artistiche, come quelle teatrali o musicali, in questi cassi si spezza un percorso avviato. La scuola è una comunità che svolge attività di insieme, non deve essere vista come qualcosa da cui star lontani il prima possibile: non è una buona scuola questa».
Che cosa si rischia?
«Questi ponti tanto lunghi creano buchi culturali nelle menti dei bambini inoltre viene a mancare un vero e proprio equilibrio sociale».
A cosa si riferisce?
«Penso a quei genitori che non possono assentarsi dal lavoro: come reagiscono alla chiusura della scuola per tanti giorni durante tutto l’anno? Ovviamente una scuola non è un parcheggio ma, a maggior ragione, non dovrebbe perdere la concentrazione e la continuità del progetto che sta portando avanti».
Il rispetto dei 200 giorni di lezione è importante?
«Sì, lo è ma non come mero calcolo meccanico, 200 giorni rappresentano la base sufficiente con cui si riesce a creare un giusto ambiente a scuola».
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