Claudia Cardinale: «La mia vita in lotta, armata di un sorriso»

Claudia Cardinale: «La mia vita in lotta, armata di un sorriso»
di Francesca Bellino
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Domenica 15 Aprile 2018, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 08:50

Il sorriso di Claudia Cardinale è uno dei più noti al mondo. Per lei ha rappresentato un’arma di seduzione, ma anche di difesa. E’ stata la mamma Yolanda a insegnarle a usare il sorriso per affrontare le vicissitudini della vita a testa alta e con allegria. 
«Anche con il passar degli anni, mamma mi guardava e mi diceva: “Se ridi, non si vedono le rughe”» racconta Claudia che, dopo una lunga carriera fatta di oltre 170 film, non ha mai smesso di seguire il consiglio della madre e oggi sorride per festeggiare i suoi 80 anni a Napoli, la città del suo unico amore, il regista Pasquale Squitieri, dove ha portato in scena, insieme a Ottavia Fusco, la versione femminile de La strana coppia di Neil Simon, e dove stasera abbraccerà gli amici invitati nella sala degli specchi del Teatro San Carlo.

Claudia, cosa le è piaciuto di Pasquale Squitieri?
«Che era una persona colta, intelligente e coraggiosa. Ci siamo incontrati sul set de I guappi nel 1974 e poi abbiamo fatto insieme undici film. Mi ha strappata dallo Star System nel quale vivevo. Mi ha dato una vita normale. Quando è nata la nostra Claudia lui le leggeva della storie difficili e poi veniva da me e mi diceva: “Questa piccola è più colta di me”».

Tanti uomini le hanno fatto la corte sui set. Anche Mastroianni era pazzo di lei.
«Non sono mai caduta. Mi sono protetta dal mescolare tutto e poi, all’epoca, ero la “Donna di Cristaldi”. Gli altri erano tutti colleghi e amici per me. Con Belmondo mi sono divertita tanto. Facevamo scherzi. Lui mi diceva: “Seduci il direttore dell’albergo. Sorridigli e io butto i mobili per strada”. Con Alain Delon siamo diventati una coppia mitica. Luchino Visconti, sul set di Il Gattopardo insisteva: “Quando lo baci fallo con la lingua”».

Quanto l’ha condizionata nel rapporto con gli uomini la violenza subita a 16 anni a Tunisi, da cui è nato il suo primo figlio Patrick?
«Non mi sono sposata per quello. È uno choc che ti rimane nella mente». 

Cosa pensa del movimento #Metoo?
«Spero che dia il coraggio alle donne di denunciare subito. Che tolga il velo del tabù». 

Che ricordi ha della sua infanzia a Tunisi?
«Una meraviglia. C’era un ambiente multiculturale. I nostri vicini erano russi, francesi, maltesi, greci e festeggiavamo le feste ebree, musulmane, ortodosse. Non c’era guerra tra religioni. A casa parlavano solo francese». 

Infatti quando è arrivata in Italia non parlava italiano.
«Quando ho fatto un provino al centro sperimentale, me ne stavo zitta in un angolo e, per questo, fui notata tant’è che qualcuno disse, questa è un’araba. Mi arrabbiai e me ne andai sbattendo la porta. Fui promossa lo stesso, per il temperamento. In quello stesso anno, era il 1957, anche la mia famiglia lasciò Tunisi, un po’ per seguirmi, un po’ perché con l’indipendenza della Tunisia un po’ di cose erano cambiate. Era un momento di recupero della loro identità».
 
Poi ha abitato tra Roma e Parigi.
«Sì, a Roma mi sentivo a casa. Vivevo in campagna e quando mia figlia Claudia ha avuto 10 anni ho sentito insieme a Pasquale che era il momento di uscire dall’isolamento della villa e di allontanarla dalla continua presenza dei paparazzi, così mi sono spostata a Parigi». 

Come sta vivendo questi anni di terrorismo in Francia?
«Male perché c’è grande confusione dovuta alla paura. Si mescolano le cose. Nasce un’intolleranza senza senso anche verso persone di origine musulmana difensori della libertà».

In America non ha mai voluto vivere?
«Ho avuto una parentesi americana ma non mi sentivo a casa. La mia carriera e i miei registi erano in Italia».

Negli Usa, però, c’è andata per conquistare Squitieri.
«Sì, sono io che l’ho scelto. E’ stato l’unico uomo della mia vita. E lo raggiunsi proprio a New York per stare con lui. Arrivai all’aeroporto e lo chiamai. Fu sorpreso. Aveva tante donne all’epoca». 

Grazie ai film ha viaggiato tanto. Il posto più bello?
«L’Australia. Sono stata con Alberto Sordi sull’isola delle farfalle per girare Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata. Non riuscivamo a vederci, c’erano troppe farfalle. Indimenticabile. È difficile scegliere tra tante avventure...».

Il ruolo che ha sentito più suo?
«La carriera di attrice è bella proprio perché hai tanti ruoli! Ognuno di loro mi ha portato qualcosa. Certo quello ne Il Gattopardo e in Otto e mezzo, film girati contemporaneamente, sono stati fondamentali nel mio percorso. Era pazzesco. Visconti mi voleva mora e Fellini mi voleva bionda. Fare l’attrice permette di vivere tante vite. Sono i registi con cui ho lavorato che mi hanno creata. Sono stata fortunata. Se non mi piacevano i copioni che leggevo, non incontravo il regista. Oggi prediligo le opere prime». 

Ha detto che voleva fare l’esploratrice, perché?
«Volevo vedere il mondo e alla fine l’ho visto attraverso il cinema, dall’Africa alla Russia. Andare in Amazzonia per Fitzcarraldo di Werner Herzog è stato un privilegio. La più bella avventura della mia vita, per la natura. Non ho mai voluto controfigure, né mi sono mai piaciuti i bodyguard. Non ho mai avuto paura di nulla. Mi piace il pericolo. Penso che molti bambini sognino di essere esploratori perché così pensano di poter saziare il desiderio di conoscenza».

Come sono stati i suoi genitori Yolanda e Francesco?
«Straordinari. Con mia madre ho avuto un rapporto stupendo. All’inizio della carriera mi accompagnava sempre. Ricordo un giorno in America disse a Robert De Niro: “Mi ricordi qualcuno”… pensando a mio fratello Adriano!».  

Ha avuto rivali? Qual è stato il suo rapporto con Brigitte Bardot?
«CC contro BB. Il primo film visto a Tunisia era con Brigitte. Era il mio modello di bellezza. L’ho adorata. Quando abbiamo girato insieme Le pistolere, la stampa cercava di metterci una contro l’altra, ma noi ci siamo subito amate e divertite! Ho avuto la fortuna di non conoscere tensioni tra colleghe, almeno credo».

Che ricordi ha delle attrici con le quali ha lavorato?
«Rita Hayworth nel Il circo più grande del mondo mi disse: “Quando ero giovane anche io era bella”. Io interpretavo sua figlia. Le venne un attimo di nostalgia e si mise a piangere. I ricordi sarebbero troppi da raccontare».

E con le altre star come Sofia Loren e Gina Lollobrigida?
«Con Sofia e con Gina c’è stima reciproca. Insieme abbiamo, ciascuna a modo suo, contribuito all’immagine dell’Italia nel mondo». 

Cosa ha provato nel tornare in Tunisia per l’apertura della cittadella della Cultura e della Cineteca il 21 marzo? 
«Sono figlia del Paese, sempre felice di andarci. Era ora che la Tunisia avesse una Cineteca. È importante conservare la memoria e poterla restituire alle nuove generazioni».
 

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