Nainggolan, il soldato è poco semplice

Nainggolan, il soldato è poco semplice
di Alessandro Angeloni
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Domenica 15 Aprile 2018, 07:30
Stavolta non è in dubbio, mentre all’andata sì. Poi, come per magia, eccolo materializzarsi dopo il turbolento soggiorno in nazionale: gioca contro la Lazio e le segna anche un gol, quello dell’amen. Non doveva esserci, è diventato un eroe; doveva lasciare la Roma a gennaio, poi è rimasto e ora vive il sogno di giocarsi una semifinale di Champions League. Nainggolan non è uno qualsiasi, c’è sempre qualcosa di speciale, eccessivo in lui. E’ uno sopra le righe, nei pensieri e negli atteggiamenti, nei tatuaggi, tantissimi. Parla un italiano ottimo ma strano, con tonalità romane. La vicinanza di Totti e De Rossi evidentemente lo ha indirizzato verso il romanismo, e Radja oggi si è calato perfettamente in questa mentalità, quella che lo porta a essere felice in quanto romanista. Il derby, partita irregolare per definizione, è infatti la sua partita. E stasera sarà lì al suo posto nell’undici, molto probabilmente come trequartista-attaccante, mentre nella sfida di andata ha agito da mezz’ala. 
STRAVAGANZE ROMANE
I suoi eccessi non turbano la squadra, ma quando li rende pubblici sono dolori. E’ così, va preso per ciò che trasferisce in campo, per come interpreta le partite. Quest’anno così e così: vuoi - a detta di molti - per qualche problemino col modulo, vuoi per quegli eccessi natalizi, il rendimento non è stato all’altezza delle annate precedenti. Quello sforzo fatto nel derby di andata, giocando con una condizione fisica approssimativa, gli è costato caro, deviandogli la stagione. Lui ha sempre risposto da soldato, mai soldato semplice, però. Perché Radja, di semplice non ha un bel niente. Stasera, dicevamo, è la sua partita, quella dal battito forte e irregolare, come lui. A Nainggolan non viene chiesto il sublime, ma corsa, corsa e corsa. Mezz’ala, trequartista, alla fine a lui è sempre cambiato poco, se sta bene non fa storie. Come un soldato, obbedisce alle direttive, per il bene comune. Radja è un generoso, nello spogliatoio gli vogliono tutti bene e tutti, quando sbaglia, glielo fanno notare. A gennaio è stato punito: tribuna con l’Atalanta e multa salata per quel video eccessivo di capodanno. Pazienza, nessun dramma. Un soldato dice sì e se non capisce si adegua. Stasera chi dovrà marcare? Marusic? Milinkovic? Dovrà dare una mano a Kolarov? Tutto questo, in più, se capita, anche un gol, come all’andata. Di reti alla Lazio ne ha segnate due, una lo scorso novembre, un’altra a dicembre del 2016. Era il derby della lite tra Strootman e Cataldi: l’olandese ha segnato il vantaggio, il Ninja il raddoppio. Sempre il raddoppio. Il punto esclamativo. Di partite contro la Lazio, contando anche quando era a Cagliari, ne ha giocate 15 in campionato: 7 vittorie, 7 sconfitte, un pari. Cinque successi e un pari nel parziale con la Roma. A parte, sempre in giallorosso, c’è il doppio confronto della passata stagione in Coppa Italia, che Radja, in uno di quei video emozionali (emozionali solo se li guardi prima della partita) aveva giurato sulla vittoria della sua Roma (anche della Coppa). Che invece, è stata eliminata. Radja ha rischiato, si è buttato nell’eccesso. Perché per lui non esiste la banalità. Soldato sì, semplice mai, appunto. 
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