Usa, bimbo di 2 anni salva mamma e sorellina neonata dal rogo della casa: poi muore avvolto dalle fiamme

Usa, bimbo di 2 anni salva mamma e sorellina neonata dal rogo della casa: poi muore avvolto dalle fiamme
di Federica Macagnone
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Domenica 8 Aprile 2018, 20:22 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 18:15

Whitney Johnson passerà il resto dei suoi giorni con una data nella sua mente - 20 novembre 2015 - e rivivrà mille volte il momento in cui, lasciando per un solo attimo la mano di DJ, il suo bambino di due anni che l'aveva appena salvata svegliandola mentre in casa divampavano le fiamme, ha perso per sempre quel figlio che aveva voluto con tutte le sue forze: il fuoco, le urla, il fumo che l'accecava impedendole di ritrovare il piccolo sgattaiolato in camera sua. E oggi, tornando a parlare due anni e mezzo dopo la tragedia, racconta di come debba fare i conti tutti i giorni non solo con il senso di colpa che da allora la divora - «Lui che mi ha salvato è morto, mentre io che non sono stata capace di proteggerlo sono viva» - ma anche con i tanti insulti che riceve nella vita e sui social: «Non manca mai la gente anonima che mi dice che avrei dovuto morire io nel fuoco e che è stata colpa mia se non ho salvato mio figlio».
 

 


Era l'1.45 di notte del 20 novembre 2015 quando Whitney Johnson, 26enne del Kentucky, fu svegliata da DJ mentre dormiva sul divano con la figlia Nyla di cinque settimane: un malfunzionamento della stufa stava provocando un incendio e il piccolo aveva cominciato a chiamarla a squarciagola per avvisarla. Appena aperti gli occhi, Whitney scattò verso la porta per fuggire, portando in braccio la piccola e tenendo per mano DJ, ma la serratura era chiusa: lasciò per un istante il bimbo per girare la chiave, ma quando cercò di riprendergli la mano DJ non c'era più, era sgattaiolato in camera sua tra le fiamme. 

«Dopo essermi svegliata, tutto quello che ricordo sono fuoco ovunque e fumo nero - racconta Whitney - Sembrava un film del terrore, ho pensato "Moriremo tutti". Dopo averlo lasciato per aprire la porta, DJ è corso nella sua stanza tossendo e urlando, in quell'inferno non riuscivo più a vederlo. Allora ho aperto la porta, ho affidato Nyla a una vicina e ho urlato per svegliare tutti e farli uscire dal palazzo, poi sono tornata indietro per riprendere mio figlio, ma a quel punto era troppo tardi: il fumo oscurava tutto, le fiamme mi impedivano di andare avanti. DJ è morto per le inalazioni di fumo dopo essere salito sul suo letto. Mio figlio è il mio eroe, se non fosse stato per lui, sicuramente io e gli altri trenta abitanti dell'edificio non saremmo qui».

In quella notte maledetta Whitney riportò ustioni sul 29% del corpo, mentre Nyla, che ora ha due anni, sul 19%: dimesse tutte e due dall'ospedale dopo due mesi di ricovero, ancora oggi soffrono per le conseguenze delle ferite, soprattutto la bimba, che continua a sottoporsi a varie terapie e che, a causa delle ustioni al capo e al cuoio capelluto, è stata persino etichettata da varie persone insensibili come "una piccola Freddy Krueger". «Spesso la gente fa commenti crudeli - dice Whitney, che attualmente è incinta del quarto figlio (il maggiore, Braylen di otto anni, non era in casa la notte dell'incendio) - I bambini piccoli, quando vedono Nyla, si spaventano e reagiscono davanti a lei come se fosse un mostro, ma gli adulti sono i peggiori: alcuni l'hanno chiamata "una piccola Freddy Krueger".

Sull'altro fronte, tanti sconosciuti online mi dicono che avrei dovuto morire io nel fuoco e che è stata colpa mia se mio figlio è morto. È una cosa che mi distrugge e che si aggiunge al fatto che sono furibonda con me stessa per non aver salvato DJ: avrei dovuto proteggerlo e invece non ci sono riuscita.
Quando leggo quei commenti piango: tutte quelle persone non sono mai state nei miei panni. Ce l'ho con me stessa, ma so anche che non c'era assolutamente nulla che avrei potuto fare. L'unica cosa che mi rimane, e la sto facendo da tempo, è sensibilizzare la gente sulla sicurezza antincendio attraverso i social media, incoraggiando le persone ad adottare piani di salvataggio, anche insegnando ai propri figli a non correre se si sviluppa il fuoco in casa».

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