Rieti, il Rosatelli e la scuola del futuro:
successo per la prima edizione
di Hackathon-Wayouthack.
Gli studenti: «Bellissima esperienza»

Rieti, il Rosatelli e la scuola del futuro: successo per la prima edizione di Hackathon-Wayouthack. Gli studenti: «Bellissima esperienza»
di Lorenzo Santoprete
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Domenica 8 Aprile 2018, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 12:40
RIETI - Un successo la Prima Edizione Nazionale di Hackathon-Wayouthack, organizzata dall’ istituto d’istruzione superiore “Celestino Rosatelli” di Rieti.

Ad essere incoronati vincitori e ad aggiudicarsi un viaggio-studio a Lucca e Pisa, sono due team di ragazzi, che hanno affrontato argomenti diversi: Mattia Giraldi, Edoardo Carminati, Raffaele Rivani, Antonio Francucci e Lucrezia Baldassarre per la sfida su una migliore “alternanza scuola-lavoro”; mentre, per la sfida sulla “motivazione allo studio” si sono distinti Gianmarco Emiliani, Marcomario Giantulli, Riccardo Colapicchioni, Davide Laureti, e Anna Chmielowiec. Gianmarco Emiliani e Antonio Francucci inoltre hanno ricevuto un encomio per essersi distinti all’interno dei rispettivi gruppi, questi ultimi si incontreranno a Roma con i ragazzi vincitori dei vari hackathon italiani, in un altro evento di portata nazionale.

La giuria formata dalla dirigente scolastica professoressa Daniela Mariantoni, dal professor Fabio Iampieri, da un tecnico amministrativo del Rosatelli, da Andrea Ferroni, responsabile del Consorzio dello Sviluppo Industriale di Rieti e da Poscente, un ex studente del Rosatelli frequentante Ingegneria a L’Aquila, ha fatto fatica a decretare i vincitori vista la bravura di tutti i partecipanti.

Dovuti complimenti vanno alla preside che sta collezionando una serie di eccellenti riconoscimenti da parte del Miur e delle istituzioni. Grazie alla sua lungimiranza e professionalità, il Rosatelli si trova sempre più spesso in vetta alle classifiche nazionali ed internazionali, vantando numerose presenze dei propri ragazzi, a concorsi, eventi, come le olimpiadi Problem Solving 2018, olimpiadi della matematica, olimpiadi di robotica, mountain hack, YounG7, Gcmun, con relative vincite di primi e secondi posti, tanto per citarne alcuni.

Cosa spinge la preside a far aderire la scuola a queste iniziative? «L’innovazione, l’originalità e la creatività del percorso di apprendimento – afferma – che è totalmente diverso da quelli comuni che ci sono nella scuola italiana da anni: la cattedra, la lavagna, l’insegnante e gli alunni seduti sui banchi. Qui non è così, la comunicazione e il lavoro viene fatto dai ragazzi, l’insegnante dà solo la tematica, presenta il problema, li può aiutare a trovare le fonti, a fare ricerche, a dare i metodi di lavoro ma poi sono loro a dover lavorare e scoprire. Ho fatto un breve sopralluogo – continua la stessa a riguardo dello svolgimento dell’evento – ed ho visto che idee veramente importanti, che evidenziano conoscenza; insomma tanti percorsi del tutto sconosciuti e diversi dal curricolo scolastico. Qui non c’è un libro di testo da seguire, in questa sede “imparano come si fa ad imparare” acquisendo così la metacompetenza-chiave: “imparare ad imparare”, fondamentale in qualunque lavoro perché tutti saranno diversi.  C’è un cambiamento veloce nella società e anche nel mondo economico e quindi nel mondo lavorativo; tanti lavori spariranno ma tanti altri ne nascono di cui a volte non sappiamo neanche l’esistenza. Quello è lo spazio dei giovani del futuro».

Victoria Garziano, studentessa tutor e una delle coordinatrici del progetto ci spiega in dettaglio come gli studenti hanno lavorato in questi giorni: «L’hackathon è una maratona progettuale di 24 ore. Il fondatore di Wayouthack, Lorenzo Micheli a tal proposito afferma che l’hackathon non è uno sprint di 100 metri ma una maratona di 24 ore, proprio per far capire che la costanza e lunghezza del tempo sono importanti per la buona riuscita di questo progetto».

Wayouthack è una comunità formata da ragazzi meritevoli o vincitori degli hackathon precedenti (dal 2015 ad oggi), frequentanti il terzo anno di scuole superiori fino al primo anno di università di tutta Italia che organizzano questi eventi. I membri della WWayouthack si riuniscono periodicamente in diverse città d’Italia, Venezia Bologna ed il prossimo incontro si terrà a Rieti nel mese di luglio.

L’organizzazione è la seguente: 10 team diversi, i numeri pari avevano come Goal l’alternanza scuola-lavoro, quindi proporre un lavoro che possa migliorarla; le commissioni con il numero dispari avevano come goal “la scarsa motivazione degli studenti” quindi cercare di aumentare la motivazione.

«Ho sentito tutte le idee e ho potuto constatare che sono molto innovative e vanno sempre più avanti - spiega Victoria Garziano - Quest’anno sono rimasta colpita, perché il primo anno che ho partecipato ad hackathon, molte presentazioni erano poco interessanti; oggi invece vedo un’organizzazione perfetta ed i progetti sono tutti validi».

A parlare dell’esperienza che hanno vissuto, adesso sono tre dei protagonisti che hanno partecipato all’Hackathon.
Gianmarco Fusacchia, di 17 anni: «Sono molto soddisfatto perché aver collaborato con i compagni per cercare di trovare una soluzione a questa sfida, è stata un’esperienza creativa ed educativa.Grazie all’aiuto di coloro che già avevano avuto un’esperienza in questo ambito, abbiamo trasformato quello che poteva risultare pesantemente negativo in un qualcosa di più creativo e simpatico, non stressante. Adesso rispetto a quando abbiamo cominciato la vediamo sotto un’altra ottica, abbiamo imparato tanto, abbiamo collaborato e ci siamo divertiti».

Della stessa opinione è il suo compagno Giammarco Emiliani, di 17 anni anche lui: «Ti aiuta a crescere sotto l’aspetto relazionale con le persone che non conosci. Lati negativi non ci sono stati. I tutor sono stati bravi, sono riusciti a trasformare un’esperienza come questa che poteva risultare pesante per alcuni, perché comunque stare dentro la scuola per parecchie ore non è troppo facile però siamo riusciti ad alternare momenti di concentrazione e lavoro a momenti più rilassanti, di svago».

Infine anche Serena Ratini, loro coetanea, si ritiene soddisfatta dell’esperienza avuta: «E’ stato molto bello conoscere alcuni ragazzi della nostra scuola, e confrontare le nostre idee per arrivare ad un compromesso.
La collaborazione ha svolto un ruolo importante, ci siamo riuniti in team cercando di sviluppare un‘idea per trovare la soluzione ad un problema. Siamo partiti con l’individuazione del problema, ed ognuno ha apportato delle idee, nella fase della realizzazione del power point abbiamo diviso i compiti: alcuni hanno fatto ricerca, altri hanno lavorato sul power point e comunque tutti eravamo accomunati dalla risoluzione del problema, step dopo step si arriva alla fine con la realizzazione di una presentazione del lavoro in power point. Abbiamo accompagnato la tecnologia con il lavoro pratico come cartelloni. Tante ore a lavorare costantemente sullo stesso problema, a volte ricominciare da capo perché l’idea non era giusta, stress. I tutor sono stati molto bravi, mi hanno dato supporto morale e soprattutto hanno creato delle pause divertenti».

Molto significativa la riflessione del dirigente scolastico a proposito delle capacità sviluppate durante l’evento: «Bisogna pensare all’apprendimento come “una scoperta” provando forti emozioni come gli esploratori ai tempi del ‘400 che navigavano per vedere cosa c’era oltre l’orizzonte. E’ la stessa sensazione che provano loro, curiosi e desiderosi di vedere alla fine di questi due giorni di lavoro intensissimo ciò che hanno prodotto».
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