Roma, il Teatro Valle riapre i battenti dopo la ristrutturazione

Roma, il Teatro Valle riapre i battenti dopo la ristrutturazione
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Sabato 7 Aprile 2018, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 21:25
Il Teatro Valle, a quattro anni da quando venne liberato dal periodo di occupazione che lo dichiarò 'Bene comunè e a meno di due da quando passò dallo Stato al Comune di Roma, bisognoso di restauri strutturali sostanziali, si è riaperto oggi, affidato al Teatro di Roma, tra una fase e l'altra dei lavori, con un'installazione di Mimmo Paladino (RPT Paladino) (il suo bellissimo 'Sipario d'attesà e i quadri ritratto di 18 drammaturghi da Eschilo a Fo esposti nei palchi tutt'intorno alla sala) e alcuni tabelloni per ricordare la storia del valle stesso, con la ricostruzione di un camerino con gli arredi rimasti. «Fatemi esprimere il piacere di una difficile promessa mantenuta nonostante la difficoltà dei lavori che, fatte salve le mille difficoltà tecnico-giuridiche e i mille imprevisti e sorprese che riserva questo tipo di interventi in una struttura storica e di cui non si hanno documentazioni tecniche, vorremmo riuscire a concludere entro il mandato di questa giunta», spiega Luca Bergamo, vice sindaco e assessore alla cultura, aggiungendo che si è lavorato sinora alla ricopertura del tetto, all'accessibilità dei bagni e altri particolari necessari per aprire anche temporaneamente, ma in regola con le norme vigenti di sicurezza. 



Più o meno per questa prima fase si sono spesi circa 800 mila euro e per le future sono stati stanziati tre milioni, metà dal comune, metà dal Mibact. Il direttore del Teatro di Roma, che ha in gestione il Valle (come tutti gli altri teatri della rete municipale, che dota ognuno di una propria autonomia artistica, secondo il progetto di questa giunta di cooperazione e coordinamento tra le istituzioni culturali capitoline), parla della volontà di ridar vita a questo teatro, che fu prima sede dello Strabile romano quando nacque nel 1962. «Installazioni, mostre, sorprese, visite animate - spiega - fanno parte di un programma a ingresso libero, da oggi alla riapertura dei lavori in autunno, che vuol essere una prima restituzione del Valle ai cittadini». Sono così previste nei prossimi mesi una mostra dedicata ai «Sei personaggi» pirandelliani, che al Valle ebbero la loro tumultuosa prima assoluta nel 1921, con opere della collezione d'arte contemporanea Re Rebaudengo; la mostra multimediale «Paolo Poli è», con oggetti, documenti, costumi, scene e soprattutto 40 monitor in cui riscoprire le tracce dell'arte e la creatività di questo grande artista che più volte lavorò al Valle. A questo si aggiungono visite guidate animate con attori, incontri-spettacolo sui grandi attori che su quel palcoscenico hanno lavorato, appuntamenti e laboratori musicali e, infine, in condivisione con il Teatro India, il festival multidisciplinare «Dominio pubblico-under 25».

Il teatro Valle è il più antico teatro di Roma ancora in attività ed è uno dei più bei teatri storici italiani, inaugurato nel 1727 (cinque anni prima del Teatro Argentina), quindi ormai vicino a compiere trecento anni. Costruito dagli architetti Tommaso Morelli e Mauro Fontana, ebbe nel tempo vari restautri e migliorie, dal rafforzamento delle strutture alle decorazioni interne, arrivando alla ristrutturazione di inizio Ottocento affidata al Valadier, che disegnò l'elegante facciata neoclassica. Prima e a lungo teatro privato, divenne poi proprietà statele e gestito per anni dall'Eti, fino alla chiusura di questo ente nel 2010 con l'int4enzione di metterlo in vendita. Per impedire questa eventualità il teatro venne occupato dal 2011 al 2014 da parte di un gruppo di attori con lo slogan «Come l'acqua e l'aria, ora ci riprendiamo anche la cultura». Il progetto, che ebbe il sostegno di gran parte del teatro italiano e personalità della cultura, iniziò un percorso che doveva portarlo, grazie a una raccolta fondi legata a serate di noti attori, musicisti, cantanti, alla creazione della Fondazione Teatro Valle Bene Comune, ma non tutto andò come poteva essere, ci furono degenerazioni e abbassamento della qualità e dell'impegno verso una gestione collettiva e discutibile, così che pian piano si decise di sgombrarlo e ridarlo alla città, grazie a mediazioni e interventi della giunta Marino, del commissario Tronca e infine della giunta Raggi. ​
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