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E ricorda che in Parlamento «c'è tanta gente» che «può condividere quello che sarà il programma che la Lega proporrà al governo». Anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, è convinta che la coalizione di centrodestra riuscirà a raggranellare una maggioranza: «Il governo sarà nostro, troveremo i voti cercandoli ad uno ad uno, ce ne mancano una cinquantina - annota l'ex ministro - una distanza che si può colmare con un appello trasversale ai parlamentari che aderiscono a precisi punti di programma, non ha importanza da che partito provengono.
A meno che non ci sia un accordo tra Pd e M5S, non ho motivo di dubitare che Mattarella farà fare a noi questa esplorazione». Tuttavia, l'azzurra Licia Ronzulli avverte che Forza Italia non intende appoggiare governi fuori «dal perimetro del centrodestra». Ad ogni modo, se il fronte cosiddetto sovranista del centrodestra scalda i motori in vista delle consultazioni al Colle, quello moderato-popolare di Forza Italia vive ore difficili. Paolo Romani, capogruppo azzurro al Senato, dopo la bocciatura nella corsa per la poltrona lasciata da Pietro Grasso, sfoga tutta la sua amarezza, criticando il suo partito ma anche il Cavaliere. «Al tavolo dei leader - attacca Romani - Berlusconi non ha ottenuto nemmeno il minimo sindacale. Salvini ha vinto su tutta la linea. Non ho perso io, qui non si tratta del mio nome, ma del progetto politico che rappresento e credevo anche Berlusconi perseguisse». Di parere opposto, il suo collega alla Camera, Renato Brunetta, secondo cui «non c'è nessuna Opa» della Lega ai danni di Forza Italia e il centrodestra resta «una coalizione plurale». Brunetta nega anche che vi sia un «rapporto privilegiato tra Lega e Cinque Stelle», perché, spiega, «non reggerebbe né dal punto di vista interno, né da quello internazionale». Maurizio Gasparri parla addirittura di un «bilancio positivo» per la coalizione. Berlusconi e FI - conclude - sono al centro della scena politica. Il resto si vedrà, partendo dalla coesione del centrodestra».
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