In uscita "Noah", fantathriller biblico più costoso dell'ultimo mezzo secolo

Russell Crow nel film Noah
di Fabio Ferzetti
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Lunedì 7 Aprile 2014, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 23:02
​Dimenticate gli animali che salgono in coppia sull’Arca o le mille interpretazioni storico-religiose fiorite intorno a uno degli episodi pi popolari e insieme pi ellittici delle Sacre Scritture. Il fragoroso Noah di Darren Aronofsky, visto in anteprima nazionale al Bif&st di Bari (nelle sale da giovedì 10), è un fantathriller a sfondo biblico che vanta già svariati record - anche se nessuno, temiamo, del tutto positivo.

Costato 130 milioni di dollari, è infatti il film religioso più costoso dell’ultimo mezzo secolo. Ma anche l’unico che abbia fatto infuriare le tre grandi religioni monoteiste in un colpo solo. E il primo a iniettare dosi così massicce di effetti speciali in un racconto biblico, riportando in certo modo alle origini le derive fantasy o fantascientifiche prosperate, da 2001 Odissea nello spazio a oggi, su un tronco religioso (gli spiritosi a Bari lo hanno già ribattezzato «Il signore degli agnelli»).



IL BUSINESS

Regista di film diversissimi come Cigno nero, The Wrestler e Requiem for a Dream, Aronofsky si schermisce invitando a considerarlo «il meno biblico dei film biblici». Ed è vero che, accettate le regole roboanti del racconto popolare odierno, dietro questo Noè mezzo gladiatore, mezzo integralista e tutto ambientalista, si indovina un disegno curioso, perfezionato in cinque o sei versioni diverse prima del montaggio definitivo. Normale: da quando Scorsese incassò il suo peggior fiasco commerciale con L’ultima tentazione di Cristo, notevole ma ostracizzato dai religiosi, mentre Mel Gibson rastrellò incassi record col pessimo ma sdoganatissimo Passion, Hollywood ha capito che i film religiosi sono un super business. Purché i protagonisti, per quanto rimodernati, incarnino lacerazioni davvero contemporanee. E qui il torturato Noè di Russell Crowe non teme confronti.



IL PERSONAGGIO

Da padre di famiglia, esorta i figli a rispettare la vita e non cogliere nemmeno i più piccoli fiori («dobbiamo prendere solo ciò di cui abbiamo bisogno»). Da profeta, perseguitato dalle visioni, sa che la sua missione esige sacrifici immani, forse anche estinguere la sua stessa specie, come spiega senza pietà a moglie e figli sull’Arca. E da combattente è pronto a tutto per debellare la stirpe di Caino, immondi pagani mangiatori di carne (anche umana), per purificare il mondo come vuole il Creatore. Con l’aiuto, ecco la licenza più vistosa, degli enormi e un po’ grotteschi Guardiani. Titani di pietra e fango, tra i Transformers di Michael Bay e il Beowulf di Zemeckis, in origine angeli caduti per soccorrere Adamo ed Eva, condannati a vivere in quei corpi mostruosi quanto potenti.



LA GENESI

In tanto tripudio spettacolare, paradossalmente, il meglio sta in quella veloce e suggestiva clip con cui Noè ricapitola la Genesi, o nelle invenzioni più sfacciate. Come Matusalemme/Hopkins che restituisce fecondità al ventre sterile di Ila/Emma Watson (figura inventata di sana pianta). Senza immaginare che Noè, scoprendola incinta di suo figlio Sem, si dirà pronto a uccidere il nascituro, se fosse femmina, dunque capace di prolungare l’esistenza della specie umana. Una follia, che rimanda esplicitamente agli integralismi oggi dilaganti. Ma non annulla l’enfasi, le lungaggini, il kitsch in cui annega un film troppo roboante per prenderlo sul serio.
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