Erano le quattro del mattino del 15 aprile 2010 quando, secondo l'accusa, Liberti entrò nell'abitazione della Pagliarini usando le chiavi custodite dalla nonna, che abitava nel piano superiore ed era grande amica della vittima. Lui, alloggiava dalla nonna da qualche giorno, dopo aver litigato con la madre. Svegliò la Pagliarini - che era a letto (fu infatti trovata in pigiama) - e l'assalì mentre tentava di chiamare aiuto col telefono portatile, atterrandola con un colpo alla testa cui seguirono due colpi di coltello.
Poi prese quel telefono e lo immerse nell'acqua nel tentativo di cancellare le sue impronte. Dopo l'omicidio, si rifugiò in casa della nonna, con addosso quegli abiti imbrattati di sangue che tentò di smacchiare in lavatrice. Fu la figlia della vittima, dopo aver contattato invano la donna, a trovare il portone di casa chiuso. Dentro, trovò la madre senza vita. Inizialmente il medico legale indicò come "naturale" quella morte; durante l'autopsia, però, si rese contro che la donna era stata attinta da due colpi portati con un'arma da taglio
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