Torino, sciacalli delle tombe: rubavano oggetti preziosi nelle bare: arrestati 15 operatori del cimitero

Torino, sciacalli delle tombe: rubavano oggetti preziosi nelle bare: arrestati 15 operatori del cimitero
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Lunedì 12 Marzo 2018, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 08:01
Spogliavano i cadaveri dei preziosi, posti all'interno del feretro. È uno dei reati contestati nell'inchiesta del pm Gianfranco Colace iniziata nel 2016 con la denuncia di Michela Favaro, Ad di A.F.C. Torino spa, società che gestisce i servizi cimiteriali. Quindici gli arresti domiciliari; gli sciacalli del cimitero sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, falsificazione di atti, peculato, distruzione e soppressione e sottrazione di cadavere, ricettazione, concussione. 

I carabinieri del nucleo investigativo di Torino stanno notificando in queste ore le misure cautelari. Nella denuncia che ha fatto scattare l'indagine della procura, venivano segnalati comportamenti illeciti ad opera di alcuni operatori cimiteriali in servizio presso il cimitero
Parco di Torino nell'ambito delle operazioni di esumazione e di estumulazione delle salme. I successivi accertamenti degli inquirenti hanno riscontrato una attribuzione illecita di indennità agli operatori cimiteriali; il percepimento da parte degli operatori cimiteriali di somme di denaro da privati per lo svolgimento delle attività del loro ufficio; l'impossessamento dei beni sottratti ai cadaveri.
In sostanza molti cadaveri sono stati spogliati dei preziosi posti all'interno del feretro durante le esumazioni ed estumulazioni. Altre irregolarità hanno riguardato le procedure successive all'estumulazione, le quali prevedono che se i cadaveri sono scheletrizzati le ossa vengano riposte nell'ossario comune, oppure in cellette dove possono essere contenuti i resti di altri parenti con spese a carico della famiglia. Se invece il cadavere è ancora indecomposto è obbligatoria la cremazione con i costi a carico di AFC. I necrofori godono invece di un'indennità aggiuntiva di 20 euro a testa per tale operazione, spesso incassata ingiustamente - secondo l'accusa - perché i controlli effettuati hanno dimostrato che quasi sempre i cadaveri erano scheletrizzati.
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