8 Marzo con le stellette: vent'anni in prima linea per le donne soldato

8 Marzo con le stellette: vent'anni in prima linea per le donne soldato
di Alessandra Camilletti
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Giovedì 8 Marzo 2018, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 22:33
Vent'anni fa, il primo sì alla Camera dei deputati. Il primo storico passo per l'ingresso volontario delle donne nelle forze armate - Aeronautica, Carabinieri, Esercito e Marina militare - e nella Guardia di finanza. Era il 30 luglio 1998. Di lì, con il passaggio al Senato, ci volle oltre un anno per l'approvazione definitiva della legge, a settembre 99. Sul campo, le donne militari sono appena diventate maggiorenni: i primi bandi di concorso per il reclutamento nelle Accademie uscirono in Gazzetta Ufficiale il 4 gennaio 2000. Oggi - dato del ministero della Difesa relativo a fine 2017 - le donne nelle forze armate sono circa 14.600, il 5 per cento del totale dei quattro corpi. Donne in prima linea. Donne, mamme. Un 8 marzo raccontato in maniera diversa.

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C'era un'attesa incredibile, già allora: sulle 22.692 domande all'Accademia Militare di Modena, il 54,9 per cento venne presentato da donne, l'Accademia Navale di Livorno ne ricevette 7.444 (il 57 per cento da donne), all'Accademia Aeronautica di Pozzuoli arrivarono 12.546 domande (il 50,8 da donne). Intanto, erano già stati chiusi i primi concorsi per nomina diretta ad Ufficiale (per medici e psicologi, uomini e donne, già laureati). La previsione era averle operative da luglio 2001: in assoluto le prime donne soldato in servizio permanente effettivo.

Ma ci fu anche l'arruolamento di 800 volontari in ferma breve nell'Esercito, con il 30 per cento dei posti riservato alle donne. A sollecitare il reclutamento femminile nella truppa già dal 2000 fu il presidente della commissione Difesa della Camera, Valdo Spini, che aveva presentato il disegno di legge delega nel 97. Fu Sergio Mattarella, allora ministro della Difesa, a garantire subito l'estensione, anticipando di dodici mesi l'ingresso delle donne. I dati che hanno seguito il movimento di opinione hanno nel tempo dimostrato una realtà importante. Con un trend positivo al punto da essere considerato un fenomeno.

IL DEBUTTO
Già nel 1992 era stato proprio l'Esercito a realizzare il primo esperimento di donne soldato, a Roma, per 29 ragazze. Oggi le donne militari nel corpo sono circa 6.400, il 6,7 per cento. Fu la scintilla. Il gruppo delle 29 fondò nel 95 l'Associazione nazionale aspiranti donne soldato. A gennaio del 2001, la presidente, Debora Corbi, giurò in Aeronautica. «Un sogno realizzato non solo per me ma per tutte quelle che come me aspettavano da tempo», racconta oggi il capitano Corbi, in forza all'Ufficio pubblica informazione dell'Aeronautica, che ha assistito alla Camera a quel primo voto sulla legge. Quale fu la spinta? «Da giovanissima, quel sogno di bambina di indossare l'uniforme. Poi un grande amore per il lavoro che svolgo». E sottolinea: «Uomini e donne partecipano alla medesima selezione e hanno le stesse possibilità di essere impiegati in tutti i settori e in tutti i ruoli». Ora, la prossima scadenza: «Secondo una proiezione teorica, considerati gli avanzamenti di carriera dei primi ingressi da sottotenente, la prima donna colonnello ci sarà nel 2022. I carabinieri hanno già generale di brigata e colonnello ma perché provengono da forestale e polizia di Stato».

Il maggiore dell'Esercito Paola Treglia, fu allieva del primo corso d'Accademia di Modena. Oggi, a 38 anni, è comandante di sezione alla scuola d'applicazione di Torino. «In effetti pioniera - racconta -, partecipai al primo corso del 2000. Eravamo le prime, aprivamo portoni fino ad allora aperti solo agli uomini. Un elemento di novità un po' per tutti: per noi perché entravamo in un mondo sconosciuto e non sapevamo cosa aspettarci, ma anche per docenti e superiori. Ci siamo integrate anche molto in fretta».

IL RACCONTO
Ricorda l'impatto con Modena, il maggiore: «Le donne soprattutto ci guardavano ed era frequente sentire: Avrei voluto anch'io». Alle spalle quattro missioni all'estero. «La prima da tenente in Bosnia come comandante di plotone, due in Afghanistan e una in Libano come comandante di compagnia - racconta -. Nell'ambiente internazionale c'è stato ancor più modo di far valere l'essere donna: consente, in particolare, di far percepire la vicinanza alla popolazione femminile, la più debole». Ora l'incarico a Torino: «Cerco di trasmettere quello che ho imparato e quei valori, quegli ideali che ci fanno svegliare la mattina e provare i brividi all'alzabandiera».
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