Scuola, il personale ATA scende in piazza per dire no al contratto nazionale

Scuola, il personale ATA scende in piazza per dire no al contratto nazionale
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Giovedì 22 Febbraio 2018, 16:12 - Ultimo aggiornamento: 16:26
«Dopo anni di blocco delle retribuzioni ed enormi carichi di lavoro in più reagiremo con il blocco degli uffici di segreteria e con le dimissioni in bianco». È durissima la protesta del personale ATA e dei direttori SGA, totalmente insoddisfatti dal contratto collettivo del comparto scuola firmato un paio di settimane fa da ARAN, CGIL, CISL e UIL. Rappresentati da Anquap, l’Associazione Nazionale Quadri delle Amministrazioni Pubbliche, questa mattina si sono presentati a Viale Trastevere, di fronte al Ministero dell’Istruzione, per chiedere formalmente di riaprire la trattativa sul contratto, come peraltro già avvenuto nel 2008.

Le questioni aperte sono diverse: «Chiediamo un reintegro immediato di almeno 10.000 unità di personale amministrativo e tecnico – ho tuonato il presidente di Anquap, Giorgio Germani - chiediamo il superamento dei servizi esternalizzati di pulizia e sorveglianza con il recupero di 12.000 unità di collaboratori scolastici e pretendiamo che venga immediatamente bandito il concorso per DSGA per coprire i 1.500 posti oggi vacanti che diventeranno 2.200 dal 1° settembre 2018».

L’acquisizione dell’autonomia scolastica ha riversato sulle scuole, ed in particolare sugli uffici di segreteria, una mole enorme di attività amministrative riguardanti la gestione degli alunni, del personale e della contabilità senza alcun adeguato supporto degli uffici ministeriali centrali e periferici. Anquap non ci sta e, in caso di mancata ascolto delle proprie richieste, ventila la possibilità di azioni più pesanti: «Se le proposte avanzate non troveranno accoglienza da parte della politica, del sindacato e delle burocrazie ministeriali, ci vedremo costretti ad azioni sindacali che metteranno in difficoltà il funzionamento delle scuole».
 
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