Antonio Ricci si confessa: «Me Tapiro, il Gabibbo simbolo dei populisti catodici»

Antonio Ricci e Valerio Staffelli con il super tapiro del 2001
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Martedì 6 Febbraio 2018, 22:35
Quando era un bambino, Antonio Ricci - l'inventore di Striscia la notizia e di Drive in - non voleva mangiare. Inutili gli appelli ai sensi di colpa e alla fame dei tempi di guerra, solo la zia riusciva a fargli ingoiare qualcosa, salendo sul terrazzo sopra la cucina e calando dall'alto un orsacchiotto legato a un filo, a far spettacolo da dietro la finestra. Solo allora il piccolo Antonio apriva la bocca e poteva essere ingozzato:
«La coscienza che un'immagine in movimento dietro un vetro rettangolare possa essere in grado di far trangugiare qualsiasi cosa - scrive Ricci - segnerà, poi, la mia vita futura». "Me tapiro", scritto a quattro mani da Antonio Ricci e dall'intervistatore/complice Luigi Galella (edito da Mondadori) è il racconto per frammenti del viaggio di uno dei più importanti autori televisivi italiani lungo alcuni decenni della televisione e della cultura di massa del nostro Paese.
«L'idea iniziale era quella di un libro intervista, ma mi sembrava che un intero testo strutturato così potesse essere pesante. Allora ho pensato a una prima parte autobiografica in cui lascio parlare Ricci stimolato dalle mie domande, ma io scompaio, e a una seconda parte, più classica e ordinata per tematiche che toccano la dimensione politica, della tv e dell'attualità. La gestazione è stata lunga e alla fine è venuto fuori un lavoro fatto insieme, nato da una collaborazione di cui sono molto grato a Ricci».

«Volevo mostrare - aggiunge il giornalista Galella - qualcosa sulla vita di Ricci, su quello che non si sa, perchè lui è una persona molto riservata. Non è mai andato a un talk tv e anche ora, per l'uscita del libro, ha tenuto fede al sul principio di un apparire nei programmi tv per promuovere "Me tapiro" « L'irruzione di Ricci nel mondo della comunicazione è nel segno della provocazione, come quando alla fine dei titoli di coda di "Veline", programma certo non indirizzato a un target intellettuale, inserisce una falsa citazione di U.
Eco,spacciato per Umbero Eco,  che viene subito presa sul serio da illustri critici di importanti quotidiani; finché Ricci non confessa allo stesso Eco, che vi dedica il suo appuntamento settimanale su L'Espresso, che trattasi di Ugo Eco, un romito che vive sopra Cosio D'Arroscia, in Liguria, il cui vero nome è Ugo Cagna ma che è chiamato Eco
«per il vezzo di ululare i suoi pensieri al vento, sfruttando le onde riflesse»
 Provocatorio è Drive in, il programma di Italia1 che ha uno straordinario successo reinventando l'idea di comicità in televisione e che, tuttavia, come Ricci ricorda, contraddice l'obiettivo di Berlusconi di una «super Rai lustrini e paillettes, non una tv alternativa». Drive in, invece, «era la critica degli anni '80, dell'edonismo reaganiano, della Milano da bere con i suoi paninari, con i suoi bocconiani, con i suoi stilisti».
Una provocazione rispetto alla narrazione dell'Italia allora prevalente. Provocatorio è anche il Gabibbo, il pupazzo di Striscia la notizia che Ricci ricorda nato per mettere alla berlina i populisti catodici degli anni '90:
«Chi poteva rappresentarli meglio - scrive Ricci - di un pupazzo rosso che con gli occhi fuori dalla testa grida "ti spacco la faccia"?».  Talmente popolare che una volta la polizia, in piena tangentopoli, dopo aver fermato sotto la casa di un noto imputato la squadra di Striscia la notizia, chiese i documenti a Ricci e a tutti gli altri, tranne che al Gabibbo perché «conosciuto».
 
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