Isis, la foreign fighter veneta in fuga verso la Francia: rischia di diventare una kamikaze

Un'immagine di giovani affiliati all'Isis
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Mercoledì 27 Dicembre 2017, 22:57 - Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 12:10
"Sorella Rim" è rientrata in Europa sotto falso nome e rischia di diventare una kamikaze nel nome dell'Isis. A lanciare l'allarme sulla possibile "seconda vita" della foreign fighter padovana Meriem Rehaily è il giornale in lingua araba Al Ahdath Al Maghribia che cita fonti dell'intelligence europea indicando la Francia come il luogo in cui la 22enne potrebbe aver trovato rifugio, dopo essere scampata ai bombardamenti di Raqqa e alle milizie curde. Una svolta - tutta da accertare sul piano investigativo - che arriva a due settimane di distanza dalla sua condanna a 4 anni per terrorismo inflitta dal Tribunale di Venezia.

Sorella Rim, come aveva scelto di chiamarsi sposando la causa del Califfato, potrebbe essere tornata a muoversi, con una nuova identità, e la stessa volontà di uccidere. Nel mandato d'arresto internazionale i giudici veneziani mettevano in guardia dalla sua «disponibilità al martirio». «Allo stato - scriveva la gip Roberta Marchiori - non può escludersi la possibilità che l'indagata possa essere disponibile a mettere a segno azioni kamikaze anche in Italia e in particolare a Roma». Scomparsa da Arzegrande (Padova) nell'estate del 2015, da una vita normale di affetti familiari e impegni scolastici, per arruolarsi nelle file dello Stato Islamico dopo essere stata assoldata attraverso internet, la studentessa di origini marocchine era stata data per morta. Una testimone, una delle tante "mogli dell'Is", aveva sostenuto che sarebbe lei la giovane lapidata per adulterio a Raqqa, dopo essere stata scoperta a uscire di notte per incontrare un ragazzo.

I Carabinieri del Ros valutano con molta cautela le nuove indiscrezioni, sottolineando che nulla di quanto riportato dal giornale arabo ha trovato riscontro, non essendo al momento verificabile.
Certo, Meriem potrebbe godere ancora dei contatti jihadisti e dei supporti finanziari che le permisero due anni fa di fuggire dall'Italia, transitando per la Turchia. Gli stessi ai quali la ragazza, durante l'affiliazione on-line italiana durata oltre un anno, trasmise una sorta di approssimativa killing-list con dati anagrafici, numeri di telefono e indirizzi di una decina di possibili obiettivi terroristici. Poco convinto della nuova pista transalpina è il legale d'ufficio che ha seguito il suo caso in tribunale, Alberto Niero. «Se è vero che si trova in Francia c'è da chiedersi come abbia fatto a lasciare la Siria, a viaggiare per migliaia di chilometri - obietta il legale - e ottenere documenti falsi». Se così fosse, aggiunge insistendo sul carattere facilmente suggestionabile della studentessa, sarebbe «una "marionetta" nelle mani di un'organizzazione molto più ampia e con ramificazioni in Europa».
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