Corea del Nord, Pyongyang: «Le nuove sanzioni Onu sono un atto di guerra»

Corea del Nord, Pyongyang: «Le nuove sanzioni Onu sono un atto di guerra»
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Domenica 24 Dicembre 2017, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 14:29
La Corea del Nord ha bollato come un «atto di guerra» le nuove sanzioni imposte dall'Onu. «Consolideremo ulteriormente il nostro deterrente nucleare per sradicare radicalmente le minacce nucleari degli Usa, i loro ricatti e le mosse ostili per stabilire un equilibrio con i loro armamenti», fa sapere in una nota il ministero degli Esteri di Pyongyang, come riferisce la Bbc online.

Le ultime sanzioni Onu rappresentano «una violenta violazione della sovranità della nostra repubblica e un atto di guerra che distrugge la pace e la stabilità della penisola coreana e di una vasta regione - precisa il comunicato di Pyongyang -. Gli Stati Uniti terrorizzati per la storica realizzazione del completamento della nostra forza nucleare, stanno diventando sempre più deliranti nelle mosse per imporre sanzioni sempre più severe e pressioni sul nostro Paese. Consolideremo ulteriormente la nostra difesa nucleare come deterrente finalizzato a sradicare radicalmente le minacce nucleari statunitensi, i loro ricatti e le mosse ostili per stabilire un equilibrio con i loro armamenti», conclude la nota del ministero degli Esteri di Pyongyang.

L'Ue «assicurerà la piena trasposizione nella legislazione europea» della nuova risoluzione Onu sulle sanzioni alla Corea del Nord «il prima possibile», e «in più, continua a considerare ulteriori misure autonome per aumentare la pressione» su Pyongyang. È quanto afferma in una dichiarazione un portavoce dell'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini, sottolineando che «è verosimile che ulteriori misure saranno adottate a inizio 2018». Le ulteriori misure restrittive di Onu e Ue, aggiunge la nota, «inviano un altro forte messaggio alle autorità nordcoreane che l'unica soluzione fattibile resta il suo impegno in un dialogo credibile con la comunità internazionale».

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha varato le sanzioni più dure di sempre contro la Corea del Nord l'altro ieri, colpendo soprattutto le importazioni di petrolio, fondamentali per portare avanti il programma missilistico e nucleare del regime di Pyongyang. Le nuove misure sono state approvate all'unanimità, col voto anche di Cina e Russia che ultimamente più volte avevano esercitato il diritto di veto. «Pyongyang ha scelto la strada dell'isolamento», ha affermato l'ambasciatrice americana all'Onu Nikki Haley, definendo il regime di Kim Jong-un «il più tragico esempio di male nel mondo»: «Più ci sfiderà - ha avvertito la rappresentante Usa - e più lo puniremo».

Nel dettaglio le nuove sanzioni prevedono che le importazioni di petrolio restino limitate all'attuale livello, caratterizzato già da una penuria generale in tutto il Paese. La comunità internazionale si impegna anche a espellere i lavoratori nordcoreani dai vari stati in cui si trovano, tagliando così le risorse finanziarie che questi inviano nel loro Paese. Via libera anche a controlli molto più severi sulle navi commerciali che partono o si dirigono verso la penisola coreana, con uno stop al trasbordo di carburante da imbarcazione a imbarcazione, uno dei metodi che Pyongyang usa per eludere le sanzioni.

Bocciata ancora una volta, invece, la proposta avanzata a suo tempo dall'amministrazione Trump di un vero e proprio blocco navale in acque internazionali. Restano infine i sospetti degli Usa sulle reali intenzioni di Pechino e Mosca. Soprattutto dopo aver scoperto che la Russia ha aperto segretamente un canale di comunicazione verso la Corea del Nord, incluse nuove connessioni internet in alternativa alle comunicazioni primarie garantite a Pyongyang dalla Cina.

Difficile dire se l'aumentata pressione da parte della comunità internazionale porterà il regime di Kim a fare un passo indietro sui programmi nucleare e missilistico. Ma è molto probabile che nelle prossime settimane il nodo nordcoreano torni ad essere centrale nell'azione dell'amministrazione Trump.

 
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