Sotto gli strali dei pronunciamenti, la rinegoziazione del Nafta è entrata in una fase di stallo, con Canada e Messico che rifiutano le correzioni proposte dall'amministrazione Usa. A parte qualche misura di facciata, l'integrazione fra i tre mercati americani procede a gonfie vele. Il discorso è simile per il mercato asiatico. Gli undici paesi sopravvissuti all'abbandono statunitense del patto di libero scambio del Pacifico si sono riorganizzati per far sopravvivere l'accordo, e continuano a scambiare.
MINUETTO CON IL CREMLINO
Washington non ha mostrato le unghie a Pechino, almeno fino a questo punto. Al posto delle tariffe punitive, l'amministrazione Trump ha scelto l'approccio cauto delle inchieste di lungo termine: una appena avviata sul dumping dell'alluminio, un'altra in arrivo il prossimo anno contro la violazione della proprietà intellettuale e dei diritti di autore. Nella sostanza le minacciate tariffe punitive e le azioni di rappresaglia hanno lasciato il posto alla realpolitik della diplomazia.
Persino dalla capitale storicamente nemica degli Usa, Mosca, sono giunti nell'ultima settimana gli encomi personali al presidente statunitense da parte di Vladimir Putin. Nel lungo discorso di quattro ore alla nazione, l'ex capo del Kgb ha indicato gli indici di Wall Street come il segno del successo del primo anno di reggenza Trump alla Casa Bianca. Trump lo ha chiamato per ringraziarlo, in un minuetto che sembra quasi fatto apposta per ignorare le accuse di interferenze del Kremlino nelle elezioni che hanno portato il presidente americano al potere.
L'altro versante, quello della politica finanziaria, si è mosso con una prudenza ancora maggiore. La Federal Reserve ha confermato i tre aumenti dei tassi sul dollaro già contabilizzati dai mercati, ha guardato con ossessiva puntualità all'andamento dell'inflazione, e ha avviato una diligente dismissione degli asset di cui aveva fatto incetta durante la crisi. Janet Yellen consegna al suo successore una locomotiva che procede a passo non entusiasmante, ma sicuro. D'altra parte Wall Street e le piazze finanziarie di tutto il mondo continuano ad essere inondate dai capitali di stimolo immessi dalle banche centrali, e l'eccesso di liquidità ha aiutato a gonfiare bolle su tutti i mercati. Questa è forse la preoccupazione maggiore del momento, sebbene i fondamentali giustifichino quelli che possono apparire eccessi se misurati.
Ed è proprio per questo motivo che l'azione di governo di Donald Trump torna ad essere un motivo di preoccupazione. La riforma fiscale che sta per passare al vaglio del congresso aggraverà il debito pubblico nella misura di 1.000 miliardi di dollari, 200 miliardi in più di quanto impiegato da Obama per arginare l'impatto della crisi. Nell'ipotesi da più parti ventilata di un prossimo, probabile riallineamento dei mercati in seguito allo scoppio di una bolla, gli Usa si troverebbero meno preparati ad affrontarlo.
INFRASTRUTTURE ED ENERGIA
Inoltre dopo le tasse, l'amministrazione inizierà a programmare la spesa pubblica con il capitolo delle infrastrutture. Come fa notare John Bellows, manager del gruppo Legg Mason, ci sono «aspettative di un incremento della spesa» che proiettano «ombre sulla crescita e sull'entità del debito sovrano degli Stati Uniti».
Un ultimo elemento degno di una valutazione è il settore energetico, in crescita esplosiva negli Usa negli scorsi 15 anni. La recente crisi del mercato del greggio ha messo in luce quanto sia flessibile il modulo produttivo degli estrattori di gas e petrolio scisto, nei confronti della rigidità delle operazioni nei paesi Opec. Ai primi segnali di ascesa delle quotazioni del Brent, gli americani sono tornati ai blocchi di partenza, e negli ultimi due mesi si sono riallineati con il picco storico dell'aprile 2015, intorno ai 9,5 milioni di barili al giorno. Di questo passo i sacrifici dell'Opec potrebbero rivelarsi vani, come ha capito il governo saudita, che nel programma di incentivi per il rilancio dell'economia appena annunciato ha dedicato una buona fetta degli investimenti alla diversificazione industriale.
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