Banche, Castagna: «Bene le nuove regole della Bce purché siano uguali per tutti»

Banche, Castagna: «Bene le nuove regole della Bce purché siano uguali per tutti»
di Rosario Dimito
5 Minuti di Lettura
Giovedì 21 Dicembre 2017, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 10:20
Dottor Giuseppe Castagna, è assai diffusa la sensazione che in Europa domini un eccesso di regolamentazione nel sistema bancario. Lo ha di recente rilevato anche il ceo di Credit Agricole, Philippe Brassac. Anche lei la pensa così?
«Gli obiettivi che la Bce si prefigge sono condivisibili: avere banche europee solide, in grado di sopportare shock economici anche molto forti e guidate da modelli di business sostenibili nel lungo periodo, è nell'interesse di tutti. Semmai la questione oggi più urgente è arrivare al più presto a definire un quadro normativo stabile e comune che tuttavia, almeno nel dispiegare i suoi effetti, tenga conto delle differenze significative che ancora sussistono tra i diversi sistemi nazionali e, soprattutto, non rischino di rallentare la ripresa che sembra profilarsi».

Basilea 4 è giunta in porto con regole più morbide sul capitale rispetto a quanto si temeva e i banchieri hanno tirato un sospiro di sollievo.
«Il mercato ha valutato positivamente tali decisioni. In una fase in cui iniziano a manifestarsi i primi segnali di ripresa è essenziale evitare che l'introduzione di nuove regole possa impedire o comunque ridurre la possibilità per le banche di supportarla appieno. Basilea 4 quindi ha giustamente previsto un'introduzione dilazionata e più morbida delle nuove regole».

Però vengono ridotti i vantaggi dei cosiddetti modelli interni, cioè come si calcolano i rischi rispetto alle varie attività. Alcune banche li hanno già adottati, il Banco Bpm è in procinto di farlo. Li giudica ancora vantaggiosi?
«Noi utilizziamo già modelli interni per la misurazione e il calcolo dei requisiti di capitale obbligatori a fronte del rischio di credito, rischio operativo e rischio di mercato. Quest'ultimo è già utilizzato a livello di gruppo. Per gli altri due siamo in attesa dell'autorizzazione all'estensione. La nuova normativa Basilea 4 non elimina, ma semplicemente limita il beneficio ottenibile dall'applicazione dei modelli interni. In condizioni di rischio fisiologiche, la loro adozione resta perciò vantaggiosa rispetto alla misurazione standard».

La Vigilanza Bce non demorde dal pressing sugli Npl: Banco Bpm ha anticipato di 18 mesi la vendita di una quota di 8 miliardi. Ci riuscirete?
«Ne sono convinto. Entro giugno 2018 l'operazione sarà completata, in largo anticipo sui tre anni previsti dal piano originale concordato con la Vigilanza. Da poco abbiamo ceduto una tranche di circa 1,8 miliardi di crediti unsecured. Procederemo poi con almeno altri 3-3,5 miliardi, da cedere con la garanzia gacs nel primo semestre 2018. Nel frattempo prosegue l'attività di recupero condotta dalla Npl Unit che sta ottenendo risultati importanti. Valuteremo comunque eventuali altre opportunità entro la primavera prossima».

A un anno dalla fusione tra Banco Popolare e Bpm va tutto secondo programma? Oltre ai risultati, come vanno migrazione informatica e welfare aziendale?
«Molti dei progetti che ci eravamo ripromessi di realizzare in tre anni sono completati o a buon punto. Lo scorso luglio abbiamo perfezionato l'integrazione informatica. Abbiamo definito le partnership nei settori bancassurance e risparmio gestito. A gennaio, inoltre, entrerà in vigore il nuovo modello organizzativo della rete commerciale, sia retail sia corporate, che assicurerà un miglior presidio territoriale e una maggiore prossimità alla clientela. Per quanto riguarda il welfare, tante cose sono state fatte, tante sono ancora in fase attuativa: l'obiettivo è offrire a tutti i dipendenti la possibilità di accedere a servizi e agevolazioni, uniformando il welfare aziendale di entrambe le banche. Ci vorrà ancora del tempo, ma siamo sulla buona strada».

È vero che intendete anticipare a giugno 2018 l'assorbimento di Bpm Spa?
«Bpm Spa è nata l'1 gennaio 2017 come banca retail del gruppo. Vi sono infatti confluite le circa 700 agenzie dell'allora Popolare di Milano con lo scopo di mantenere un dialogo costante con la clientela e accompagnarla gradatamente verso la fusione con Banco Bpm. Oggi che la migrazione informatica è realizzata e nell'ottica della nuova riorganizzazione territoriale, si può ipotizzare un'eventuale anticipazione che però non è stata ancora definita».

Daniéle Nouy spinge sulle fusioni, anche cross border, lei più volte ha escluso nuove nozze. Non teme di essere costretto a un nuovo giro di valzer?
«Banco Bpm è finora l'unico gruppo creditizio nato dalla fusione di due grandi banche territoriali sotto l'egida della Vigilanza Bce. Per quanto ci riguarda fino al 2019 siamo impegnati a portare a termine il piano strategico, eventuali opportunità le potremmo valutare solo in seguito. Detto questo, credo che l'auspicio del capo dell'Ssm sia condivisibile. Infatti, se guardiamo agli altri Paesi europei, ci sono quasi ovunque 4-5 grandi gruppi tra cui anche alcuni cross-border. Tuttavia credo che l'M&A bancario potrà decollare solo con un quadro normativo stabilizzato».

Il business bancario è in questo momento al centro di un forte cambiamento tra Fintech e consulenza. Che cosa prevede in proposito?
«Credo che per competere sul mercato e restare al passo con i tempi, innovazione e investimenti in tecnologia siano un must di ogni azienda. Le banche non sono da meno in quanto si trovano ad affrontare uno scenario in grande evoluzione: la digitalizzazione, la regolamentazione sempre più stringente, l'ingresso di competitor che non sono più solo le banche e che operano con regole del gioco diverse dalle nostre. Tutto ciò obbliga l'intero sistema bancario ad adottare nuove strategie di business che permettano da una parte di far fronte ai rischi e, dall'altra, di cogliere le nuove opportunità, così da offrire servizi più adatti alla clientela».

C'è davvero la ripresa? Quali sono i cambiamenti necessari che le banche dovranno affrontare per sostenere le imprese?
«A livello nazionale c'è una proiezione di crescita del Pil oltre le attese, intorno all'1,5%. Nei territori del nord Italia questa proiezione è addirittura superiore. Dopo dieci anni vediamo finalmente in utile i bilanci di molte aziende. È dunque nostro compito sostenere gli investimenti produttivi. Al momento la crescita degli impieghi, a dire il vero, è limitata, ma ci auguriamo che possa riprendere presto. Siamo probabilmente ancora in una fase riflessiva, un po' anche a causa delle incertezze del clima politico. Assicurare stabilità è fondamentale, soprattutto per le aziende che vogliono investire».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA