Vitalizi, taglio per gli ex senatori: oggi si tenta il blitz

Vitalizi, taglio per gli ex senatori: oggi si tenta il blitz
di Diodato Pirone
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Mercoledì 20 Dicembre 2017, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 08:30
Si combatterà oggi a Palazzo Madama l’ultima battaglia sui vitalizi dei politici. Nella riunione della presidenza del Senato bisognerà pronunciare un “sì” o un “no” sul contributo triennale di solidarietà sui vitalizi superiori a 70.000 euro l’anno assegnati agli ex senatori, così come ha già fatto la Camera per gli ex deputati da maggio scorso. La proposta, lanciata mesi fa dalla senatrice salernitana del Pd Angelica Saggese, fu poi accantonata per le diverse opinioni presenti nell’Ufficio di presidenza. In queste ore si valutano piccoli ritocchi tecnici rispetto al testo di Montecitorio per evitare anche nei dettagli profili di incostituzionalità.

Ma anche oggi non è detto che si trovi una maggioranza disposta ad appoggiarla. Va ricordato infatti che al Senato i numeri sono risicati sia in Aula sia negli organi che governano Palazzo Madama. E la maggioranza nell’Ufficio di presidenza è fondamentale perché la sforbiciata ai vitalizi dei senatori scatterebbe sulla base non di una legge ma di una semplice delibera di regolamento interna. Informalmente Pd e Forza Italia stanno lavorando ad una intesa poiché il M5S è contrario dato che considera «troppo blando» il contributo di solidarietà. Per i grillini si tratta insomma di una finta.

I CONTI
A quanto ammonterebbero i risparmi se la delibera entrasse in vigore? Grosso modo stiamo parlando, per il 2018, di 1,5 milioni di euro sugli 82,5 milioni che il Senato ha speso per i vitalizi nel 2017. Cifra - sia detto a latere - nettamente inferiore ai 145 milioni stanziati per le pensioni dorate degli ex-dipendenti che non verranno toccate.
Il contributo di solidarietà dovrebbe scattare oltre la quota dei 70.000 euro di reddito lordo pari a circa 3.700 euro netti per 12 mensilità (parlamentari ed ex parlamentari non hanno tredicesima). Il balzello funziona così: taglio del 10% della quota fra 70 e 80.000 euro lordi che poi sale al 20% della quota fra 80 e 90.000 lordi, al 30% fra 90 e 100.000 e al 40% sopra quest’ultima soglia.

Si calcola che grosso modo il 40% dei circa 900 vitalizi in pagamento da parte del Senato potrebbe essere colpito dalla sforbiciata anche se i senatori oltre quota 100.000, quelli che rischiano di perdere fino a 1.000 euro netti al mese sugli oltre 6.500 che incassano oggi, ammonterebbero ad una quarantina.

Fra loro nomi di grande prestigio come quelli dello storico esponente del Pci Emanuele Macaluso, dell’ex ministro liberale e poi berlusconiano Alfredo Biondi, dell’inventore della Protezione civile in Italia Giuseppe Zamberletti, degli ex presidenti del Senato Nicola Mancino e Franco Marini, dell’uomo che traghettò il Pci verso il Pds, Achille Occhetto. Non mancano anche esponenti di forze minori come il dirigente del Pri di Ugo La Malfa, Antonio Del Pennino, e uno storico portavoce della comunità altoatesina, il novantenne Roland Riz. Tutti costoro hanno vitalizi alti, ma anche moltissimi anni di contributi a tutti gli effetti previdenziali grazie alla loro pluridecennale militanza politica. Tra gli altri, la lunga permanenza in Parlamento porta nell’elenco di vitalizi medio alti anche politici della Lega di Umberto Bossi come Roberto Castelli e Luigi Leoni che incassano poco meno di 6.500 euro netti al mese.
Il contributo di solidarietà rispunta dopo l’affossamento definitivo della legge Richetti, dal nome del portavoce del Pd, che intendeva ricalcolare tutti i vitalizi parlamentari sulla base del metodo contributivo. Legge approvata dalla Camera ma che in Senato aveva incontrato molti ostacoli poiché tutti gli esperti consultati dalla commissione Affari costituzionali ne avevano messo in evidenza l’anticostituzionalità. Secondo l’articolo 38 della Costituzione, infatti, tutti i cittadini devono essere trattati allo stesso modo e il ricalcolo dei vitalizi varato esclusivamente per una categoria, sia pure privilegiata come quella dei politici, e non per tutti i pensionati difficilmente avrebbe superato l’esame della Corte Costituzionale.
 
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