Le difficoltà di H&M mostrano come la crisi che sta mettendo in ginocchio i grandi magazzini americani non risparmia neanche l'Europa e i singoli marchi, ribadendo con forza il cambio di abitudini dei consumatori. La flessione delle vendite è imputabile al calo del traffico nei negozi a causa dello shopping online ma anche «agli squilibri in parte nell'assortimento della composizione dei marchi» spiega H&M annunciando una sterzata alla propria strategia.
La società si impegna infatti a chiudere alcuni negozi e rivedere il numero di quelli che aveva annunciato avrebbe aperto. A questo si aggiunge un aumento degli sforzi per integrare i punti vendita online e fisici offrendo, come già accade in alcuni paesi, la possibilità di cambiare e restituire abiti acquistati online in negozi reali. Secondo gli analisti è proprio l'online il punto debole di H&M. Anche se la catena è stata una delle pioniere all'ecommerce i suoi progressi nel settore hanno subito una brusca battuta d'arresto, con la società più concentrata nell'apertura di negozi reali, il cui numero è più che raddoppiato dal 2008, anche se i ritorni sul capitale sono calati di un terzo al 20%.
Nel tentativo di rafforzarsi sul web e in Cina, H&M annuncia che inizierà a vendere i suoi marchi su Tmall, il sito di e-commerce di Alibaba. «Siamo contenti di poter rendere i marchi H&M ancora più accessibili in Cina.
Tmall è un'importante aggiunta ai nostri esistenti negozi fisici e digitali» afferma l'amministratore delegato di H&M Group, Karl-Johan Persson.
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