Caso Etruria, i timori della Boschi per la fusione e il ruolo di Verdini nell’incontro

Caso Etruria, i timori della Boschi per la fusione e il ruolo di Verdini nell’incontro
di Valentina Errante
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Venerdì 15 Dicembre 2017, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 19:47

Quando nell’aprile 2014 Maria Elena Boschi incontra Giuseppe Vegas la fusione tra Etruria e Popolare di Vicenza, che sarà poi bocciata dal cda nel quale il padre dell’allora ministra occupava la poltrona di vicepresidente, è quanto mai vicina. A dicembre il governatore di Bankitalia aveva inviato una lettera ai vertici della Banca, dando indicazioni precise: trovate presto un partner di elevato standing. Ma alla fine, era arrivata una sola proposta: quella della Popolare Vicenza. È allora che l’ansia della ministra cresce. E il “Giglio magico” si attiva. Perché la ministra, che non conosce personalmente Vegas, si rivolge a Denis Verdini per contattare il presidente della Consob. Ma sui renziani c’è anche un’altra ombra legata all’affaire popolari ed è quella dell’insider trading che ha sfiorato Matteo Renzi per le plusvalenze realizzate alla vigilia del decreto del gennaio 2015 da Carlo De Benedetti. La vicenda, archiviata da Consob e dalla procura di Roma, ieri è tornata a galla durante l’audizione di Vegas nella Commissione d’inchiesta. 

I FATTI
Dopo la lettera di Vincenzo Visco, del 5 dicembre 2013, Etruria nomina due advisor, Rothschild e Lazard, per individuare i “partner di elevato standing”. Vengono contattati 28 gruppi, ma la manifestazione di interesse è una sola: quella di Bpvi. A marzo il presidente di Vicenza, Gianni Zonin, annuncia che entro un mese lancerà un’offerta su Etruria in forma amichevole. Ad aprile Maria Elena Boschi, all’epoca ministro per le Riforme, si muove. Probabilmente non conosce personalmente Vegas, così si rivolge all’amico Verdini, chiede a lui una mediazione e vola fino a Milano, per illustrare le sue preoccupazioni sulla possibile fusione al presidente della Consob. Di incontri ne seguiranno altri anche a maggio, quando Boschi annuncia a Vegas che suo padre diventerà vicepresidente della Banca. La trattativa è ancora in piedi, ma non piace ai vertici di Etruria. Il 5 giugno in una riunione tra i vertici di Etruria e il Capo Dipartimento di Banca d’Italia, il presidente Lorenzo Rosi comunica gli aspetti in base ai quali l’offerta di Vicenza non risulta accettabile. Etruria avanza una proposta alternativa. Il 18 giugno c’è un altro incontro: il cda ha bocciato la proposta. L’1 agosto la trattativa viene ufficialmente chiusa, Bankitalia contesterà ai vertici di non avere mai portato la proposta all’assemblea. La situazione precipita e la vigilanza fa partire una nuova ispezione a novembre 2014. I risultati sono pesanti: perdite per 500 milioni di euro. L’esito è il commissariamento, il 10 febbraio 2015. 

L’INSIDER TRADING
Alcuni giorni prima del via libera al decreto sulle banche del 20 gennaio 2015, «ci furono dei colloqui tra De Benedetti, Fabio Panetta di Bankitalia e l’allora presidente del consiglio Matteo Renzi». Comincia così il resoconto di Vegas davanti alla Commissione Banche in relazione alle indagini successivamente disposte su Carlo De Benedetti e un suo collaboratore per una sospetta operazione di insider trading, sulla quale ora la Commissione chiede gli atti alla procura di Roma. Ieri Vegas ha però escluso un ruolo attivo dell’ex premier, precisando che, a conclusione di una lunga istruttoria, «sono state archiviate sia la posizione di Renzi sia quella di De Benedetti», sebbene nel caso di quest’ultimo sia stato necessario un voto a maggioranza dei commissari Consob (uno a favore tre contrari e l’astensione dello stesso Vegas). Una vicenda esaminata dalla procura di Roma, che ha iscritto sul registro degli indagati, per poi chiederne l’archiviazione, il collaboratore di De Benedetti, e ha sentito come testi l’imprenditore e lo stesso ex premier. 

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