Cervelli in fuga, nel 2016 sono andati via dall'Italia 25.000 laureati

Cervelli in fuga, nel 2016 sono andati via dall'Italia 25.000 laureati
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Mercoledì 13 Dicembre 2017, 16:39 - Ultimo aggiornamento: 20:36
Cervelli sempre più in fuga dall'Italia. Sono 25.000 i laureati di tutte le età che nel solo 2016 hanno fatto le valigie e varcato i confini nazionali alla ricerca di un'occupazione adeguata a desideri, studi e attitudini. Lo rivela il rapporto del Centro studi Confindustria presentato oggi. Particolarmente allarmante la situazione dell'occupazione giovanile che ora, diversamente dal passato, «si trasforma in emigrazione».  L'uscita dei giovani, si legge nel rapporto, è infatti proseguita anche nel 2016 e con «flussi accresciuti significativamente»: 61mila tra i 18 e i 39 anni, con +19,1% sul 2015, mentre il totale è stato di 115mila, con il 12% in più.

L'impatto della crisi sul mercato del lavoro è stato particolarmente marcato per i giovani. Il tasso di disoccupazione per i 15-34enni è al 21,4% ancora tra i più alti in Eurozona seppure in contrazione rispetto al picco del 2014, mentre il tasso di occupazione ha toccato il minimo storico a inizio 2015 al 38,7% per poi risalire al 40,5% lo scorso ottobre.
«La scarsa occupazione giovanile - spiega il rapporto - causa una riduzione nel lungo periodo della forza lavoro a cui il sistema può attingere, anche perché conduce all’emigrazione, e abbassa così il potenziale di crescita, creando un circolo vizioso che è urgente spezzare».

Dal 2008 al 2016, periodo in cui il tasso di disoccupazione in Italia è passato, per gli under 40, dal 9,8% al 18,6%, hanno spostato la residenza all’estero 624mila italiani: di questi, circa 320mila avevano tra i 15 e i 39 anni, il 51,4% del totale degli emigrati, un’incidenza quasi doppia rispetto a quella della stessa classe di età sulla popolazione (28,3%). 
Per questo, concludono gli economisti dell'associazione di viale dell'Astronomia,  va nella giusta direzione la decontribuzione varata con la legge di bilancio 2018 per gli under 30 ma «è anche urgente un rafforzamento delle politiche di attivazione per far entrare più giovani nel mercato del lavoro».
Gi. Fr.

 
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