La terza sezione penale della Corte d'appello di Firenze ha di fatto accolto la tesi delle difese che avevano sottolineato come il “mandate agreement”, il contratto stipulato da Rocca Salimbeni con i giapponesi di Nomura per la ristrutturazione di Alexandria, fosse sempre stato a disposizione degli ispettori di Banca d'Italia perché contenuto nel “Deed Of Amendment”, ossia l'integrazione di quel contratto con Nomura che per i giudici di primo grado era stato invece occultato nella cassaforte dell'ex dg Vigni dove venne trovato solo nell'ottobre del 2012.
Per i giudici d'appello, quindi, anche se agli ispettori di Bankitalia non era stato dato fisicamente il “mandate”, lo stesso era comunque a loro disposizione con il “Deed”.
Bankitalia era l'unica parte civile costituitasi al processo. La stessa Banca d'Italia ha così commentato la sentenza:«In base alla formula utilizzata, possiamo presumere che la Corte considera esistenti i fatti, ma ritiene, al tempo stesso, che non costituiscano illecito penale». I vertici - come detto - erano stati accusati di aver nascosto agli ispettori il contratto con Nomura nella cassaforte dell'ex dg di Siena Antonio Vigni. Ulteriori considerazioni, si ragiona, potranno essere fatte solo con la motivazione della sentenza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA