Come nella giungla, anche per la Serie A si sono rincorsi in questi giorni cacciatori di teste e tagliatori di teste, con il risultato di bruciare vari candidati, tra cui anche l’attuale presidente della Consob, Giuseppe Vegas, esposto a un azzardo che nel dissacrante mondo del calcio gli è costato l’appellativo di Las Vegas. Attorno al controllo della Lega di A, cassaforte del calcio con oltre miliardo di diritti tv, si gioca la partita delle riforme del sistema, non più rinviabili per non perdere il passo con il mercato internazionale, anche nella competitività dei nostri club in Champions ed Europa League. In questa chiave, per contare di più in Figc, la Lega vuole scardinare il meccanismo elettorale che la vede ridotta al 12%,con le società di Serie A che contano il doppio della B(5%) ma meno di quelle di Serie C (17%),a fronte di una corazzata come la Lega Dilettanti che per legge - nel rapporto paritario tra professionismo e dilettantismo - vale il 34% (il resto è diviso tra calciatori allenatori e arbitri). A chiedere maggiore peso per i club di A,ci aveva già provato l’ex presidente Beretta in una minacciosa lettera inviata nell’agosto 2016 a Tavecchio, ma evidentemente finita in cenere. Adesso, i giochi si riaprono e chi vuol salvare la Figc dal sesto commissariamento negli ultimi 20 anni spera nel miracolo di sant’Ambrogio.
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