Un'italiana al Louvre, Anna Ugolini: «Ho portato la storia di Roma ad Abu Dhabi»

Un'italiana al Louvre, Anna Ugolini: «Ho portato la storia di Roma ad Abu Dhabi»
di Laura Larcan
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Lunedì 27 Novembre 2017, 15:58 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 21:11

Le città sono come i sogni, costruiti su desideri e paure. Una suggestione tratta dalle "Città invisibili" di Italo Calvino che ha accompagnato tutto il lavoro creativo di Anna Ugolini nel "suo" Louvre di Abu Dhabi. C'è tanta italianità nel nuovo gioiello dell'archi-star Jean Nouvel inaugurato l'11 novembre, se non addirittura un cuore romano. L'architetto Anna Ugolini, classe '72, romana cresciuta tra il liceo classico Tasso e la Facoltà della Sapienza di Valle Giulia, con una passione per Calvino, scoperta da Nouvel fresca di laurea (quando è entrata nello studio parigino aveva 27 anni) e' lei il capo progetto per gli interni e per la museografia del primo Louvre che esce fuori dai confini francesi, calamitando l'attenzione mondiale non solo per l'audacia politico-economica dell'operazione ma soprattutto per la bellezza  dell'architettura che riesce a coniugare l'eco della tradizione culturale araba con il virtuosismo dell'avanguardia. Ha dedicato gli ultimi nove anni della sua vita al Louvre arabo. Li ripercorre a volo d'uccello dal "suo" studio di Parigi, ricordando la pausa di un anno e mezzo durante l'esplosione dei moti della "primavera araba" quando si sono innescate nuove congiunture politiche sugli investimenti nel progetto ("all'epoca avevamo iniziato le fondazioni"). Dal 2000 lavora con Jean Nouvel: prima l'impresa della Philharmonie de Paris, poi dal 2008 il Louvre.
Un lavoro sinfonico: «Abbiamo concepito tutto, dai mobili alle vetrine, in un total design che dà forza e coerenza agli interni».
 

 


D'altronde, il programma scientifico era fin da subito ambizioso: un museo che esprimesse l'idea universale dell'arte. A cosa si deve tutto il suo talento? Anna pensa al contesto culturale della sua formazione: «Penso all'utilità in quello che sembra inutile, come lo studio del greco e latino, alla formazione umanistica che mi ha aiutato ad avere una cultura del bello e ad essere libera senza limiti creativi. Nascere a Roma significa aprire gli occhi sulla storia e sul senso più trasversale della bellezza. Lo stesso spirito umanistico che cerco di infondere alle mie figlie, che si sentono italiane nonostante vivano a Parigi». In un museo come il Louvre, questo "spirito" è stato fondamentale, soprattutto per la concezione di creare un museo universale dell'arte, dalle origini al contemporaneo. La luce, i materiali nobili, l'acqua, le ombre, Anna ha combinato tutti gli elementi perché traducessero questo obiettivo.

«Quello che più mi appartiene del Louvre sono le gallerie, gli spazi espositivi delle collezioni, i pavimenti e i soffitti che sono il cielo e la terra della storia dell'arte». Un viaggio infinito in 23 gallerie, protette dalla cupola di Nouvel. Come è arrivata a Parigi? «Non bisogna avere paura della paura» è il mantra di Anna, che l'ha spinta sempre a scelte difficili. "Non è ambizione, ma il rincorrere un desiderio misto a stupore". Il progetto Erasmus, i curricula a grandi studi parigini, la laurea nel '99 e la chiamata di Nouvel il 3 gennaio del 2000. «Penso di essere libera e di non avere preconcetti. Nouvel, infatti, rivendica di essere un architetto contestuale: ogni volta che si trova di fronte ad un progetto reagisce rispetto a quello che e' la memoria e la stora del luogo. Senza limiti».

Il fatto di "non aver paura" di scegliere le cose difficili per rincorrere la felicità è un esempio che Anna vuole dare alle figlie. "Loro hanno sofferto molto il mio lavoro: gli ultimi 4 anni l'ho passati in continui spostamenti Ogni due settimane andavo ad Abu Dhabi.
Viaggiavo solo di notte per non togliere tempo a loro". Ritmi difficili. "Il cantiere ad Abu Dhabi era faticoso: io, donna, con temperature di 50 gradi in un contesto maschile. Un'altra paura con cui confrontarsi". Ma le sue figlie sono state i primi bambini a visitare il Louvre di Abu Dhabi. «Ho potuto far vedere loro una cosa eccezionale e hanno compreso tanti sacrifici». Cosa si porta nel cuore Anna? "Quando le mie figlie sono entrate nelle gallerie avevano le guance rosse per l'emozione di assistere a qualcosa di bello come il cielo stellato. Tutto aveva un senso allora». Amano più il Louvre di Abu Dhabi che quello di Parigi? Ride. «Ovvio, l'ha fatto mamma».

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