Maker Faire, quando l'idea diventa business

Maker Faire, quando l'idea diventa business
di Andrea Andrei
4 Minuti di Lettura
Lunedì 27 Novembre 2017, 09:17 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 00:13
Dall'idea all'impresa, da artigiani a imprenditori, da maker a businessmen. Il processo che porta alla nascita di una startup è complesso e delicato, e il rischio che il progetto naufraghi prima di vedere la luce è altissimo. Eppure sono tanti gli inventori che dopo aver partecipato alla Maker Faire Rome, la più grande fiera dell'innovazione d'Europa, hanno trovato il coraggio e l'ispirazione per trasformare un hobby in un lavoro e per dare concretezza ai propri sogni.

Fra questi c'è Arzaman srl, startup nata dopo l'edizione dello scorso anno. «Grazie all'energia positiva e agli stimoli che abbiamo raccolto, abbiamo deciso di fare il salto e di aprire una startup per produrre e commercializzare il nostro prodotto smartPid, un dispositivo capace di controllare le temperature in remoto registrando i dati da una grande varietà di sensori racconta lo staff Iniziative come MFR aiutano a compiere questo passo perché permettono di confrontarsi con altri artigiani digitali e avvicinano al pubblico di appassionati e quindi di futuri clienti». La stessa Maker Faire Rome nasce da una storia simile. Arduino, l'azienda che produce le schede per la robotica che rappresentano l'anima di molte delle invenzioni esposte negli stand della fiera, è diventata non solo un punto di riferimento nel mondo dei maker, ma anche un esempio di business di successo. E non è un caso se uno dei suoi fondatori, Massimo Banzi, sia proprio l'organizzatore della kermesse, la cui quinta edizione quest'anno si svolgerà alla Fiera di Roma dall'1 al 3 dicembre.

L'OBIETTIVO
Una manifestazione che negli ultimi anni si è posta un obiettivo più ambizioso di essere una semplice mostra di idee: alla Maker Faire Rome infatti, a differenza delle altre Maker Faire internazionali, c'è una massiccia presenza di aziende. È un modo per mettere in contatto e far dialogare realtà apparentemente distanti, come quelle delle multinazionali, delle piccole e medie imprese e delle università, creando un ponte fra i vari interlocutori. Il tutto tramite il collante delle nuove tecnologie.
«La vera rivoluzione sta nel fatto che queste tecnologie sono democratiche commenta Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma, la cui azienda speciale Innova Camera organizza MFR visto che grazie ai bassi costi sono a disposizione di chiunque. Ecco perché a farne uso oggi sono soprattutto gli artigiani, e questo è un bene: nel nostro Paese l'artigianato è il cuore dell'economia, e con questi strumenti possiamo raggiungere tutto il mondo e ampliare la clientela. Il fatto che siano attività locali diventa un valore aggiunto per le nostre piccole imprese».

LO SPIRITO
Questo d'altronde è lo spirito maker: avere un'idea e arrangiarsi per metterla in pratica. Solo che poi, al momento giusto, sono i grandi a dover intervenire per cercare di dare la spinta decisiva. Alla Maker Faire di quest'anno parteciperà infatti anche Arrow Electronics, multinazionale americana specializzata in componenti elettroniche. «Ma il nostro ruolo non sarà certo quello di vendere un prodotto sottolinea Gabriele Braga, direttore dell'ingegneria dell'azienda noi ci saremo con 20 persone e 46 prototipi per svolgere un compito importante, che di solito lasciamo dietro le quinte ma che per noi è essenziale: fornire aiuti alle startup e agli innovatori, perché sappiamo che una volta che saranno diventate aziende utilizzeranno i nostri componenti. Lo facciamo fornendo gratuitamente una serie di servizi come una piattaforma online di sviluppo che permette di arrivare al prodotto finito senza spendere un euro, oppure lavorando a stretto contatto con università e acceleratori di startup, per identificare quelle potenzialmente vincenti e affiancarle anche prima di lanciare una raccolta fondi sul Web».

LA STARTUP
È stato il caso di LiMiX, una startup che proprio alla Maker Faire Rome 2016 si era fatta notare vincendo il R.o.m.e. Prize, un premio da 100 mila euro per il miglior progetto esposto alla fiera, grazie a un guanto in grado di tradurre in parole il linguaggio dei segni.

«L'idea è straordinaria racconta Braga perciò abbiamo aiutato i ragazzi a lanciare un crowdfunding su Indiegogo. Quello che è più difficile è avere davvero un'idea innovativa. Il problema è che se da una parte con le invenzioni tecnologiche si ha sempre una risonanza maggiore, il rischio di proporre qualcosa di già visto è molto alto. Così un'azienda come la nostra può aiutare a riconoscere i progetti che hanno reali possibilità di crescere». «Le grandi aziende si sono rese conto che gli artigiani digitali sono più creativi dei loro centri di ricerca dice Tagliavanti Ma bisogna stare attenti al loro ruolo: se proteggono e aiutano le piccole imprese a crescere ben venga. Ma se cercano solo di cannibalizzarle creano un danno al Paese intero, perché le pmi sono ciò su cui si fonda la nostra economia».

andrea.andrei@ilmessaggero.it
Twitter: @andreaandrei_
© RIPRODUZIONE RISERVATA